Si parte col censimento. Poi lallontanamento di tutti gli irregolari, a partire da quelli che sono riusciti a intrufolarsi nei campi regolari, e la chiusura entro un anno di tutti gli insediamenti abusivi. «Qui - assicura il prefetto-commissario Gian Valerio Lombardi - dovranno rimanere solo i nomadi italiani. Quelli che hanno diritto a restare». Una cifra? «Potranno essere circa 3.500 sugli 8mila che attualmente stimiamo essere insediati in tutto il territorio della provincia di Milano».
Ieri a Palazzo Marino il primo incontro tra il prefetto e il sindaco Letizia Moratti per esaminare lordinanza anti-rom varata dal governo Berlusconi già nel primo consiglio dei ministri. «Un buon testo - assicura Lombardi - sia io che la Moratti siamo soddisfatti». E fa capire che ora serve solo mettersi al lavoro. Sei, sette settimane per il censimento in tutta la provincia, il primo strumento per affrontare lemergenza. «Dobbiamo conoscere bene la situazione». E i «traslochi», il progetto di «spalmare» il problema su tutto il territorio dellhinterland? «Dire che si vogliono spostare i rom di qua o di là è una cosa assolutamente non vera», la replica secca del prefetto alle polemiche che in questi giorni arrivano soprattutto dal presidente della Provincia Filippo Penati. «Cè il timore che si sposteranno i campi rom in altri Comuni, ma noi per ora - assicura il super prefetto - non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Non sappiamo ancora esattamente quali siano i numeri, chi abbia titolo a restare: se sono le persone che sono già nei campi regolari di Milano, non succede niente. È un discorso di razionalizzazione che non comporta necessariamente una redistribuzione». Come a dire che, fatto censimento e allontanamenti, per gli altri potrebbero anche bastare i campi regolari. Ben dodici, solo a Milano, per un totale di almeno 2mila posti. Anche se per arrivare alla stima di 3.500, fatta dallo stesso prefetto, qualche intervento ulteriore sembra essere necessario. Con la Moratti il prefetto ha anche preso in considerazione le norme ancora lacunose che disciplinano le espulsioni. Quella attuale che recepisce la direttiva europea per imporre ai cittadini comunitari di dimostrare domicilio, reddito e assistenza sanitaria per restare in un altro Paese membro, non prevede quegli allontanamenti coatti contemplati invece nel disegno di legge elaborato dal ministro Maroni. «Oggi - spiega il prefetto - possiamo eseguire allontanamenti soltanto per motivi imperativi di pubblica sicurezza».
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