Un prefetto e un ministro: Parigi arruola i musulmani

Da gennaio 2004 Dermouche si occupa senza problemi del Giura. E al governo c’è un sociologo d’origine algerina

Alberto Toscano

da Parigi

Tempi difficili per i due esponenti di punta della Francia ufficiale, che devono impersonare la scommessa sull’integrazione delle popolazioni di origine maghrebina: il «prefetto musulmano» Aïssa Dermouche, 58 anni, e il «ministro dell’Uguaglianza» Azouz Begag, 48 anni. «Recentemente sono andato a visitare una borgata popolare in cui si erano verificati incidenti e ho constatato che le istituzioni possono fare molto allo scopo di favorire la calma, lo sviluppo, la giustizia sociale e la comprensione», racconta il prefetto Dermouche.
Sarebbe uno dei tantissimi alti rappresentanti dello Stato se non si caratterizzasse per una storia personale davvero unica. Non è nato in Francia, ma in Algeria. Era il 14 gennaio 1947 e questo Paese nordafricano costituiva ancora una propaggine della Repubblica francese. Ma la famiglia Dermouche era musulmana praticante e lui non ha mai rinnegato questa religione, pur compiendo in Francia una carriera amministrativa di primissimo ordine, che lo ha portato ai vertici dell’apparato statale.
Però la spintarella finale gliel’ha data, nel gennaio 2004, il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, con quella sua idea fissa della «discriminazione positiva», consistente nel creare spazio a persone di religione islamica per dimostrare a tutti che la Repubblica francese è tollerante, che l’integrazione è possibile e che chiunque può andare avanti a condizione di rispettare le leggi dello Stato. Così Dermouche è diventato prefetto del Dipartimento del Giura: il primo «prefetto musulmano» della storia di Francia.
Per certi aspetti diversa è la storia dell’altro personaggio che si batte in questo momento in Francia allo scopo di dimostrare che l’integrazione degli immigrati maghrebini è perfettamente possibile. Si tratta del sociologo Azouz Begag, che è entrato lo scorso giugno nel governo del Primo ministro Dominique De Villepin. La tesi di quest’ultimo è diversa da quella del ministro dell’Interno Sarkozy a proposito dell’integrazione: ambedue ritengono che si debba fare tutto il possibile allo scopo di favorire la carriera delle persone che fanno parte di famiglie di immigrati e che sono pronte a rispettare lealmente le leggi della Repubblica francese. Ma il Primo ministro Dominique De Villepin rifiuta l’idea della «discriminazione positiva» e non vuole mischiare i discorsi sull’appartenenza religiosa degli immigrati con quelli sulle prospettive dell’integrazione. Il suo fidatissimo ministro Azouz Begag, titolare del dicastero delle Pari opportunità tra persone di origine etnica e sociale diversa, rifiuta di ammettere la propria fede religiosa islamica. Tanto il prefetto Dermouche viene apertamente definito come un musulmano praticante, quanto il ministro Begag è geloso delle proprie convinzioni religiose e rifiuta qualsiasi ammissione su questo terreno. Ho chiamato al telefono il suo direttore di gabinetto, che - con voce irritata - ha categoricamente respinto ogni domanda su quella che considera «la vita privata del ministro».

Eppure anche Azouz Begag, nato nella zona di Lione da un padre immigrato dall’Algeria, cercava di costruire in Francia strutture destinate a promuovere un «Islam repubblicano», a scapito della predicazione estremista e fanatica degli imam che esprimono tendenze potenzialmente vicine alla violenza e al terrorismo.

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