Una preghiera tra drink e spuntini

«Ciò che conta è il rapporto diretto e sincero con Gesù. Noi conservatori? Il dialogo è aperto con tutti»

Marina Gersony

In Brasile sono una moda travolgente. A Milano se ne contano circa 4mila, quasi il doppio di dieci anni fa. Sono i pentecostali, i fedeli della Chiesa Evangelica Internazionale Ministero Sabaoth, nata sull’onda di un fenomeno che anche in Italia comincia a farsi notare. Per pregare basta uno spazio qualunque, come il Teatro delle Erbe dove la domenica si canta all’insegna dei gospel-rock. Un altro punto di ritrovo si chiama «Le Pecore» (via Fiori Chiari), primo «bar cristiano» d’Italia nato nel 2003.
Aperto a tutti, credenti e non, non vuol essere «né un oratorio né un club di beghine». Qui si viene per un drink, uno spuntino e stare insieme; chi vuole può appartarsi e pregare. La Congregazione è guidata dal Pastore Roselen Boerner Faccio, 37 anni, capelli biondi fluenti, clergyman ed energia in surplus. Nata a Campinas, vicino a São Paulo, nel 1969 è stata ordinata Pastore in Brasile. Nel 1994 ha fondato a Milano il Ministero Sabaoth (riconosciuto dalla federazione delle Chiese evangeliche) «in base alla chiamata ricevuta da Dio di formare “guerrieri di preghiera senza le armi”». Tra i fedeli, Kaka, Ze Maria e Ornella Vanoni che presenterà il Festival Saboath della Musica Cristiana il 18 novembre al Palalido. I pentecostali dichiarano una grande simpatia per il sindaco Moratti.
Come è nata la sua vocazione?
«Ho respirato aria religiosa fin da piccola. Mio padre, direttore del Cpfl (l’Enel brasiliana, ndr) era cattolico; la mamma, Testimone di Geova. A 13 anni, dopo aver frequentato il movimento carismatico, ebbi il mio incontro con Gesù. Il mio percorso spirituale iniziò allora, una lunga storia che ho raccontato in un libro».
In Italia come ci è arrivata?
«Frequentavo la facoltà di giornalismo e nel frattempo ho deciso di trascorrere un anno all’estero. Scelsi Roma, il centro della cristianità. Continuai ad approfondire la mia ricerca interiore e pregare. A Milano, con altri due ragazzi, nel 1994 abbiamo iniziato la nostra attività sostenuti dalla Chiesa Evangelica in Brasile».
Di fatto il vostro è proselitismo...
«Il termine giusto è “evangelizzazione”. Quello che conta è un rapporto diretto e sincero con Gesù».
I valdesi vi definiscono fondamentalisti e la Chiesa storce il naso...
«I valdesi ci criticano per essere dei “conservatori” (no all’aborto, ai rapporti prematrimoniali e ai matrimoni gay). Con la parte più conservatrice della Chiesa a volte ci sono incomprensioni mentre con i carismatici abbiamo un buon rapporto. Comunque il dialogo resta aperto con tutti».
Puntate soprattutto sui giovani?
«C’è un palazzo, in via Monte Rosa, di anziani che si sono convertiti...»
A proposito dell’Islam...
«I musulmani moderati sono la maggioranza ma marginali rispetto agli integralisti che vogliono islamizzare il Paese. Questi, dopo la scuola di via Ventura, chiederanno l’apertura di via Quaranta, poi sarà la volta di una moschea a Milano e via andare. Se passerà la legge dei cinque anni per ottenere la cittadinanza avranno un peso politico e potranno dettare le regole come già fanno.

Il governo deve creare rapporti di reciprocità: sì alla libertà religiosa ma deve valere da noi ma anche a casa loro».
Il Papa ha lanciato un monito contro un eccesso di laicismo.
«Ha ragione, ma è anche vero che la Chiesa non fa abbastanza. Il mondo si trasforma velocemente e richiede un linguaggio adeguato».

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