da Roma
«Peccato non sia venuto Fausto, sarebbe stato un dibattito molto più sexy. Invece sarà un confronto un po omosessuale, nel senso che tutti la pensiamo nella stessa maniera». Loccasione è la presentazione del libro Aspettando lEuropa (edizioni Carocci), scritto da Adolfo Battaglia, già deputato repubblicano per sei legislature, sottosegretario agli Esteri e ministro dellIndustria in vari governi. I protagonisti dello scambio sono Giuliano Amato da una parte e Fausto Bertinotti dallaltra. Con il ministro dellInterno che non perde loccasione di una sottile polemica con il presidente della Camera che a ventiquattrore dal dibattito decide di disertare per improbabili impegni daula.
Un episodio, certo. Che però dà la misura di quanto delicati siano i rapporti nella maggioranza, se il leader del Prc decide in extremis di rinunciare a una tavola rotonda su un libro considerato evidentemente troppo filoamericano. Con tanto di prefazione di Romano Prodi che coglie loccasione per rilanciare la proposta del premier tedesco Angela Merkel di «un grande mercato transatlantico tra Unione europea e Stati Uniti». Daltra parte, le tesi di Battaglia non sono propriamente vicine agli argomenti della sinistra radicale, da Rifondazione al Pdci passando per verdi e Sinistra democratica. Visto che lex ministro dellIndustria auspica una «nuova fase» che possa portare a «un più forte rapporto tra Europa e Stati Uniti», cosicché il vecchio continente la smetta di «navigare senza timone in acque mosse» e inizi davvero ad «avere influenza mondiale e contribuire a dirigere lOccidente». Un processo, sostiene Battaglia, che potrebbe essere favorito dal ricambio in corso della classe politica di molti paesi dellUe (che «sembra nuovamente dotare lEuropa di idee e capacità dazione») e pure a Washington (con «il fallimento dei neoconservatori»). Perché, spiega Amato, lOccidente è frutto del rapporto tra i Paesi che si affacciano sulle due sponde dellAtlantico e «noi e gli Stati Uniti condividiamo molto di più di quanto ciascuno di noi condivide con chiunque altro a questo mondo».
Una linea che nella sostanza sembra seguire anche Prodi, che pure punta il dito contro «gli errori del multilateralismo». Argomento, quello del presidente del Consiglio, che convince anche Amato, da sempre grande amico degli Stati Uniti. Il ministro dellInterno, infatti, pur non mettendo in discussione il ruolo fondamentale che gli Usa possono e devono esercitare per «la stabilizzazione delle aree più turbolente del pianeta», non risparmia qualche critica alla politica mediorientale dellamministrazione Bush.
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