Roma - «Non sono mica rincoglionito! Se certe cose non si riescono a fare non è certo per mancanza di volontà...».Davanti alle parti sociali riunite a Palazzo Chigi per discutere della crisi, Silvio Berlusconi mette da parte perifrasi e bon ton e va dritto al punto. D’altra parte, che il Cavaliere non gradisca affatto il continuo dito puntato di chi lo ritiene l’unico responsabile di una situazione economica che è disastrosa su scala globale non è certo un mistero. Tanto che anche ieri sera - commentando le dichiarazioni di chi nel Pd, nell’Idv e nel Fli gli imputava il crollo di Piazza Affari non lesinava aggettivi anche coloriti.
Un atteggiamento, secondo il premier, da «aguzzini». Visto che in questo modo si contribuisce a dare l’idea di un Italia «debole» e si «aiutalaspeculazione ».Quando è«sotto gli occhi di tutti » che il tonfo dei mercati è planetario: da Londra a Parigi, da Madrid a Francoforte fino ad arrivare a Wall Street. Insomma, spiega il vicepresidente dei deputati Pdl, Massimo Corsaro, «a seguire i ragionamenti dell’opposizione si dovrebbero dimettere i governi di tutta Europa».Sostenere che il giovedì nero della Borsa di Milano equivale a una bocciatura del discorso alle Camere del premier, dunque, secondo il Cavaliere è «semplicemente ridicolo».Qui - è il senso delle sue riflessioni in privato - le vicende domestiche c’entrano poco, la verità è che c’è qualcuno in giro per il mondo che sta diventando molto molto ricco. Un attacco speculativo su larga scala, insomma. Anche se, si osserva a Palazzo Chigi pur fra mille cautele, è possibile che le dichiarazioni di ieri del presidente della Bce Jean-Claude Trichet non abbiano aiutato.
Un’uscita, in particolare quella sull’Italia, che lascia piuttosto freddo il governo tanto che ancora ieri sera Berlusconi continuava ad escludere categoricamente l’ipotesi di una manovra suppletiva che «equivarrebbe a una gelata » per la crescita. Secondo il premier, dunque, al momento la strada maestra resta quella di lavorare sugli otto punti contenuti nel documento comune presentato da governo e parti sociali per «arrivare a un patto complessivo entro settembre».
Il confronto, dunque, andrà avanti tutto agosto con sullo sfondo quell’incomprensione ormai insanabile tra Berlusconi e Tremonti. Ieri se ne è avuto un assaggio in conferenza stampa. Quando il titolare di via XX Settembre spiega di voler aprire «un confronto con le istituzioni internazionali» citando Commissione Ue, Ocse e Fmi il premier lo interrompe secco: «Anche la Bce...». Faccia perplessa di Tremonti che replica: «Credo sia moltoimportante, manoncoinvolgibile in questa fase... ». E Berlusconi ribatte: «Informabile, però, sì...». Qualche secondo di gelo e il ministro dell’Economia prosegue a parlare. Uno scambio neanche troppo duro che è però il termometro di un rapporto ormai irrimediabilmente incrinato. Non sarà un caso se mercoledì, ringraziando prima Gianni Letta e poi Raffaele Fitto durante la riunione del Cipe che ha dato il via libera al Piano Sud il premier s’è lasciato sfuggire un «grazie al ministro per gli Affari regionali soprattutto per la sua pazienza». Pazienza,l’hanno interpretata tutti i presenti, nel trattare con Tremonti. Con il quale l’ultima in comprensione è di tre giorni fa, quando rileggendo il discorso da fare alle Camere il titolare dell’Economia ha preteso venisse cassato un passaggio in cui il premier invitava il settore bancario «a una assunzione di responsabilità ». Non c’è stato verso. Non stupisce, dunque, la voce raccolta da più parti che vuole Berlusconi sempre più insofferente, tanto da aver detto che crisi o non crisi se il ministro si dimettesse sarebbe meglio. Ed ecco perché ieri c’era qualche importante dirigente del Pdl pronto a sparare pubblicamente sul titolare dell’Economia.
Tutto rientrato dopo il tonfo dei mercati che - almeno per le prossime ore hanno decretato l’ennesima tregua tra Palazzo Chigi e via XX Settembre.
D’altraparte,riflette il premier, dopo le ultime vicende Tremonti è comunque molto ridimensionato e non fa più il bello e cattivo tempo. Argomento su cui ironizza con un pizzico di perfidia lo stesso ministro che si autodefinisce - ovviamente non credendoci affatto «il commissariato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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