Il premier ci ride su: non ho più l’età per i festini

RomaWikileaks, mercati finanziari, guerriglia finiana, proteste di piazza e campagna gossippara. Ovunque si volti Berlusconi vede avversari più o meno agguerriti. Tornato a Roma dal vertice libico, pronto a ripartire per il Kazakistan prima e per la Russia poi, il Cavaliere presiede il Consiglio dei ministri durante il quale parla di ciò che lo preoccupa di più: la crisi finanziaria di Eurolandia. A rivelare il contenuto delle dichiarazioni del premier è stato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e Bund tedeschi, ossia lo scarto tra l’interesse dei nostri titoli di Stato con quelli della Germania, è salito a 210 punti base. In sostanza: il fatto che la rendita dei nostri Btp sia aumentata significa che è aumentata anche la sfiducia sul rischio Paese. Un brutto segno anche se il Cavaliere ha voluto diffondere ottimismo pure ai suoi ministri sottolineando come «noi saremo a 210 ma lo spread dei titoli di Stato spagnoli è oltre ai 400 punti base». Insomma, la Spagna sta ben peggio di noi. Il che è vero ma in ogni caso la situazione dei mercati finanziari non fa dormire sonni tranquilli, posto che il sottosegretario Gianni Letta s’è detto «fortemente preoccupato» che dai mercati possa arrivare «un affondo sull’euro, tentando di coinvolgere nel contagio-Irlanda paesi più solidi come la Spagna, il Portogallo e magari anche l’Italia».
Sul versante della temuta tempesta-wikileaks il Cavaliere è tornato a minimizzare sull’entità delle rivelazioni, tutt’altro che sconvolgenti, tanto da farne oggetto di uno scambio di battute con alcuni membri dell’esecutivo. A raccontare il retroscena è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «I cosiddetti “festini selvaggi”? Magari fossero veri... Non ho più l’età...» avrebbe scherzato il premier sottolineando che «sono tutte falsità». Certo non devono aver fatto piacere quei report spediti a Washington dall’ambasciata Usa di Roma anche perché, come ha sottolineato il leader della Lega Umberto Bossi, «mi sembra che gli americani lo abbiano un po’ accoltellato alle spalle». Soprattutto perché «lui (Berlusconi ndr) si è battuto così tanto per l’America dopo l’11 settembre e non meritava un trattamento così».
Ma quello che fa più male al Cavaliere è la volontà di cavalcare anche l’affaire wikileaks da parte delle opposizioni. Non tutte per la verità, visto che Casini s’è subito distinto dicendo di non voler «utilizzare i dossier Usa per polemizzare con il governo. Questa è la mia Patria». Le altre opposizioni, invece, si sono buttate a pesce sull’ultimo caso con l’unico scopo di screditare Berlusconi e il suo governo. Pd, Italia dei valori, rutelliani e finiani sembrano aver fatto fronte comune per colpirlo, utilizzando anche l’arma del dispaccio a stelle e strisce. Tutti in coro a chiedere che il premier si presenti davanti al Copasir, in una sorta di processo con sentenza già emessa.
Il tutto nell’attesa del giro di boa del 14 dicembre quando Berlusconi affronterà la prova della fiducia in Parlamento. I numeri dovrebbero esserci anche se non è dato sapere come l’esecutivo potrebbe andare avanti con il continuo cecchinaggio dei finiani, andato in onda anche ieri sul ddl università.

E mentre proseguono serrati i contatti con i centristi per un eventuale allargamento della maggioranza, non è affatto esclusa la salita al Colle e la richiesta di sciogliere le Camere. Di certo non prima di Natale. Più probabile a gennaio oppure in primavera, con un occhio incollato alla situazione dei mercati.

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