Francesca Angeli
da Roma
Le quote rosa sfioriscono impallinate dai franchi tiratori. Ma dopo la bocciatura non si trova uno che ammetta di aver votato contro: tutti pronti a partire per le crociate per difendere la presenza delle donne in politica.
Per Silvio Berlusconi il problema non si pone. Il capo del governo spiega subito che Forza Italia garantirà lo stesso quote rosa nelle sue liste. «Adesso la risposta è ai singoli partiti, Forza Italia darà ampio spazio alle donne così come la norma voleva imporre per legge», spiega il premier, puntualizzando che «la sinistra ha votato contro questo emendamento e alcuni di noi con loro», probabilmente «si temeva unimposizione troppo precisa». Comunque Berlusconi tende a minimizzare il caso: «Non mi sembra che ci sia nulla di particolare».
Furioso il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che prima del voto si era sfiatato per convincere tutti i suoi a votare quegli emendamenti. «Diciamolo chiaramente - accusa - sono mancati i voti di Forza Italia e Udc. Si è trattato di un capolavoro di stupidità politica reso possibile da chi, ma se ne prende la responsabilità, ha chiesto il voto segreto». Ovvero Udeur, Sdi e Margherita ma anche esponenti di Udc e Forza Italia. Fini non esita a condannare «i deputati del centrodestra che votando contro lemendamento proposto dalla commissione hanno fatto sì che la sinistra segnasse un punto a suo vantaggio». Comunque anche An farà le liste per le politiche come se gli emendamenti fossero stati approvati.
Chiamato in causa il capogruppo dellUdc, Luca Volontè, invita Fini a farsi due conti prima di lanciare accuse. «Vedo che taluni nella Cdl, non perdono il vizio di affibbiare epiteti e scaricare colpe verso i propri alleati. Sarebbe saggio cominciare a far di conto: sullo sfortunato voto per le quote rosa, si sono aggiunti ai voti del centrosinistra, ben 180 deputati della Cdl», come a dire che non possono appartenere soltanto allUdc. Si dice a dispiaciuto il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, che però non può che «prendere atto del voto».
Sopraffatta Stefania Prestigiacomo che come ministro per le Pari opportunità finisce per incarnare la sconfitta. Tanto che subito dopo la bocciatura si vociferava di sue possibili dimissioni. La Prestigiacomo chiede ai leader della Cdl di comportarsi «come se questo emendamento fosse stato approvato dal Parlamento» e poi si scaglia contro la sinistra che «si è presa la responsabilità di dare un grande schiaffo alle donne italiane».
Un controsenso, visto il voto del centrosinistra, il commento del segretario dei ds, Piero Fassino.
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