Il premier nel mirino dei giudici dopo le condanne-lampo a Mills

MilanoAlle due del pomeriggio è tutto finito. La sentenza di primo grado viene fotocopiata dalla corte d’Appello di Milano: 4 anni e mezzo di carcere per l’avvocato David Mills. Ma più che la pena, accompagnata dal risarcimento di 250mila euro per la presidenza del Consiglio, conta la velocità sbalorditiva. La giustizia ha messo il turbo per arrivare in tempo al verdetto che parla di una storia di corruzione con due protagonisti: David Mills e Silvio Berlusconi. E per il Cavaliere, presto, il processo, non più protetto dallo scudo del Lodo Alfano, dovrebbe ripartire. Insomma, anche se sono passati anni e anni dalla stagione delle manette e il clima non è più quello delle tricoteuse, a Milano si respira di nuovo un’aria da resa dei conti. «Ancora una volta - afferma Niccolò Ghedini, legale del premier - si conferma che a Milano non si possono celebrare processi quando, ancorché indirettamente, vi sia un collegamento con il presidente Berlusconi». Alessio Lanzi, uno dei difensori di Mills, si abbandona invece al pessimismo: «C’è una situazione di disagio. Credo che questa sia una decisione che mette a dura prova la nostra fede nella giustizia».
La corsa sul calendario dei giudici centometristi fa capire come l’apparato giudiziario abbia più velocità. La sentenza del tribunale cade sulla testa di Mills il 17 febbraio scorso. Il 5 luglio, nei tempi canonici, i suoi avvocati propongono i motivi di appello. In meno di due settimane il dibattimento di secondo grado viene fissato, poi quattro udienze bastano e avanzano per chiudere la partita. La sentenza d’appello arriva meno di nove mesi dopo quella del tribunale. E nel giro di un paio di settimane potrebbero essere pronte perfino le motivazioni. Un record, come sa chi abbia un minimo di dimestichezza con la sgangherata realtà italiana. E a questo punto, visto che non c’è due senza tre, non si può escludere che anche la Cassazione arrivi di corsa, anticipando di un soffio la prescrizione che, ad aprile 2010, fermerebbe la rincorsa dei magistrati.
In ogni caso, forzando al massimo anche l’interpretazione della norma, spostando in avanti il reato dal ’98 al 2000, e accelerando con sforzo encomiabile, i giudici sono riusciti a condannare Mills due volte in meno di un anno e due volte è il Cavaliere il convitato di pietra; avrebbe versato seicentomila dollari a Mills per addomesticare la sua testimonianza in due processi di rito ambrosiano: All Iberian e quello per le tangenti alla Guardia di finanza.
Naturalmente, Mills nega e il suo difensore Federico Cecconi non si arrende: «Non è finita qui, andremo in Cassazione». Ma ora i riflettori si accendono inevitabilmente su Berlusconi: nelle prossime settimane, abbattuto dalla Corte costituzionale il diaframma del Lodo Alfano, il processo al premier riprenderà la sua strada. Anche se il percorso sarà accidentato: il collegio presieduto da Nicoletta Gandus, ormai incompatibile, dovrà spogliarsi del fascicolo e trasmetterlo ad altri giudici. Ma a chi? Trovare una terna compatibile non è così facile a Milano. Poi, risolto questo problema, se ne porrà un secondo: da dove ripartire? Verranno salvati gli atti compiuti prima che la posizione del premier venisse stralciata e congelata? Difficile, anzi improbabile.
Insomma, la ripartenza sarà virtuale. O poco più. Anche se l’anno di stop imposto dal Lodo Alfano verrà recuperato e per il Cavaliere la prescrizione scatterà solo nell’aprile del 2011. Ma Berlusconi dovrà difendersi su più fronti. Il 16 novembre ricomincerà anche il processo sulla compravendita dei diritti tv di Mediaset. E nelle prossime settimane la Procura dovrebbe chiudere pure l’inchiesta relativa al filone Mediatrade, in cui il premier è indagato, fra gli altri, con Frank Agrama, definito dagli inquirenti «socio occulto di Berlusconi».
Sarà uno stillicidio.

E l’ennesimo atto di un attacco che va avanti da quindici anni: dal primo avviso di garanzia, recapitato direttamente in edicola dal Corriere della Sera, nel novembre ’94. Allora il governo cadde. Oggi un’ipotesi del genere pare lunare.

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