da Roma
Sorpresa, fiducia, difesa. La dichiarazione di Romano Prodi segue di pochi minuti la notizia battuta dalle agenzie. «Ho appreso poco fa - fa sapere il premier - dal sito internet del settimanale Panorama di essere stato iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Catanzaro. Pur non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia o informazione al riguardo, non posso che testimoniare, come sempre, la mia totale fiducia nel lavoro dei magistrati che hanno voluto tutelare la mia persona, se l’avviso di garanzia sarà effettivamente confermato, con un atto che permetterà di dimostrare la mia totale estraneità a qualsiasi eventuale accusa».
I primi commenti dell’opposizione escludono ogni attacco e sono tutti all’insegna della cautela. Lo stesso Silvio Berlusconi dice: «Non faccio alcun commento, mi limito ad augurare di cuore a Prodi di uscire presto con onore da questa situazione». E il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, pur augurandosi che «al più presto che Prodi getti la spugna perché il suo governo è diventato un serio ostacolo alla modernizzazione dell’Italia», avverte: «Non speculerò mai sulle vicende giudiziarie perché non si può esser garantisti con gli amici e forcaioli con gli avversari politici». Il più pesante è il leghista Castelli, che a Palazzo Madama subisce il sì alla riforma che corregge il «suo» ordinamento giudiziario: «Forse qualcuno nell’Unione sperava che far approvare una legge scritta dai magistrati potesse garantire qualche trattamento di favore nei confronti suoi o del governo. Invece, subisce una sorta di legge di contrappasso: per Prodi è scattata la richiesta di rinvio a giudizio proprio mentre la legge veniva approvata dal Senato».
Pino Pisicchio, dell’Italia dei valori, quasi provoca una reazione dall’altro fronte, definendo «bizzarro che le informazioni sui procedimenti giudiziari debbano essere tratte dalla stampa». E allora, Ignazio La Russa di An ricorda di un altro premier che ai tempi di Tangentopoli ha avuto un avviso di garanzia a mezzo stampa, sul Corriere della Sera: Silvio Berlusconi. «Prodi ha avuto la fortuna di apprendere la notizia da un sito internet, che sicuramente non ha lo stesso risalto della prima pagina del più grande quotidiano italiano durante un vertice internazionale con i capi di governo. Ma noi siamo diversi, non ci attacchiamo a questo. Non credo che sia questa la notizia che possa far cadere il governo Prodi. Ha già tanti guai, non c’è bisogno di quelli giudiziari, ancora eventuali».
Stessa linea di Renato Schifani di Fi. «Ho la sensazione che si tratti di un’inchiesta dai contorni un po’ confusi. In ogni caso non ne traggo alcun motivo di soddisfazione. Mi auguro che premier chiarisca, perché il Prodi politico vogliamo contrastarlo sul terreno della politica, in Parlamento e non nelle aule di giustizia». Gianfranco Rotondi, della Dc per le autonomie, esprime solidarietà al premier: «È un avversario politico, ma la sua onestà e trasparenza sono fuori di dubbio. Il garantismo vale per tutti e anche per il presidente del Consiglio». Più duro è Francesco Nucara, segretario del Pri. «Ci auguriamo che il premier sia completamente estraneo ai fatti. Certo, in altri tempi cadevano i governi».
Nell’Unione lo shock dev’essere forte perché, per ore non ci sono reazioni di personaggi di primo piano. Poi, il ministro Paolo Ferrero (Prc) dice: «Non conosco i fatti, ma per me valgono le dichiarazioni di Prodi».
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