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Il premier: ora non lascio, mi votino contro E Bossi: "Per ora sto dietro al cespuglio"

Il premier ai suoi: no dimissioni, si assumano la responsabilità di votare contro il governo in Parlamento. Bondi e Cicchitto: "Fini si assume una responsabilità gravissima". La Russa: "Capiremo in Parlamento chi lo sostiene". Il Senatùr: "Per ora sto dietro al cespuglio"

Il premier: ora non lascio, mi votino contro 
E Bossi: "Per ora sto dietro al cespuglio"

Roma - Nessuna risposta ufficiale, ma molte indiscrezioni. La prima reazione a caldo del Cavaliere dopo il discorso di Fini da Perugia, sarebbe stata nettissima: nessuna intenzione di fare un passo indietro, niente dimissioni. Se il presidente della Camera, avrebbe detto Berlusconi, ritiene conclusa l'esperienza del governo, deve assumersi la responsabilità di un voto contrario in Parlamento. Nel pomeriggio il premier, insieme ai più stretti collaboratori, elaborerà una linea ufficiale.

"Per ora sto dietro al cespuglio" Bossi non ha voluto aggiungere altro, e si è limitato a rispolverare una sua vecchia battuta, fatta qualche anno fa. Rispolvera una tecnica degli albori della Lega, il leader del Carroccio, quando in momenti particolarmente tesi e difficili, dava vita a un vero e proprio black out informativo, arrivando a sparire dalla circolazione anche per uno o due giorni. Con le parole "stò dietro il cespuglio" Bossi oggi prende tempo ma fa capire che qualcosa dirà domani, quando i big della Lega, nel pomeriggio si riuniranno in via Bellerio. Per il resto, da parte degli esponenti di spicco del Carroccio, al momento la linea del silenzio è una sorta di ordine di scuderia. Del resto, in casa leghista, la prudenza negli ultimi tempi è stata all'ordine del giorno, per evitare possibili complicazioni, che potrebbero danneggiare il cammino del federalismo ormai alla stretta finale. 

Bondi e Cicchitto: "Grave responsabilità" Categorico anche il commento di Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl, e Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: "Il discorso pronunciato oggi da Fini getta alle ortiche con una spregiudicatezza imbarazzante un impegno comune di quasi vent'anni, liquida una parte cospicua del patrimonio della destra italiana, tenta di distruggere alcuni punti fondamentali dell'impianto riformista del governo e risponde con la richiesta di una crisi al buio alla prospettiva positiva indicata dal presidente Berlusconi. In questo modo Fini si è assunto una responsabilità gravissima di fronte al Paese e di fronte agli elettori di centro destra. Il governo tuttavia deve tenere fermo il suo impegno nell'interesse del paese".

Matteoli: dimissioni impossibili Matteoli è categorico: la strada tracciata da Fini del discorso da Bastia Umbra è impraticabile, il presidente del Consiglio non aprirà formalmente la crisi. "Non è un percorso possibile che Berlusconi possa dare le dimissioni. Lo escludo". "Il discorso di Fini è stato una critica a tutto. E allora, se è una critica a tutto perchè aprire una crisi e rifare un altro governo con Berlusconi? Non credo a questa ipotesi, c'è qualcosa che non quadra", spiega il ministro delle Infrastrutture.

Accordi programmatici Quanto ai temi sollevati dal presidente della Camera, Matteoli è più morbido: "Sulle questioni c'è spazio per un accordo, se vuole appoggiare il governo Berlusconi lo può fare sui temi. E allora - insiste Matteoli -, perchè chiede l'apertura della crisi?". Per il ministro delle Infrastrutture, Fini è stato "ingeneroso" con il governo. E un passaggio dell'intervento del leader di Fli riguarda proprio le grandi opere: "Senza risorse abbiamo fatto aprire tanti cantieri, grazie agli accordi con i privati", replica Matteoli che poi nega qualsiasi punto di contatto tra la proposta avanzata tempo fa dall'Udc e quella di Fini: "È diverso: Fini e tutti i parlamentari di Fli sono stati eletti con il programma e con il partito che è al governo, mentre Casini è andato per conto suo alle ultime elezioni...".

La Russa: "Capiremo in Parlamento chi lo sostiene"  "Quello che è successo oggi potrà essere importante, ma è contingente e non è decisivo". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, commentando le parole di Gianfranco Fini oggi alla convention di Fli. "A decidere sarà quello che avverrà in Parlamento - ha aggiunto parlando a margine delle celebrazioni per la festa delle Forze armate - per cui la parola spetta al Parlamento e ognuno si assumerà le proprie responsabiltà". Arrivando a piazza del Popolo, reduce dal derby Lazio-Roma, La Russa ha anche sottolineato come i temi politici del giorno siano stati al centro dei colloqui con gli alleati politici presenti allo stadio: "Nell'intervallo ne ho parlato con Cicchitto, Matteoli e Gasparri"

Brambilla: "Fini si dimetta" "Fini può dire e fare ciò che vuole ma mi sembra che a questo punto, dopo le cose che ha detto e che ha fatto, la carica di presidente delle Camera, ruolo istituzionale e super partes, sia incompatibile con la

sua figura di capo partito. Quindi attendiamo che assuma, al più presto, un comportamento conseguente". Lo ha detto il ministro del Turismo Michela Brambilla a commento dell'intervento di Fini all'assemblea di Fli. 

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