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Il premier: Di Pietro è abietto, babele a sinistra

Berlusconi a Chieti: "Nessun problema con Napolitano, la riforma delle toghe non toccherà i principi della Carta Tante volte ho invitato gli italiani a risparmiare, ma ora dico che per uscire dalla crisi bisogna spendere e investire"

Il premier: Di Pietro è abietto, babele a sinistra

Chieti - Il Cavaliere è soddisfatto. A pranzo come a cena, a Bruxelles come a Chieti. In Belgio, l’Italia esce dal Consiglio europeo con un «risultato pieno», grazie soprattutto all’accordo sul pacchetto clima. La fine di una questione spinosa, dove «siamo riusciti a ottenere tutto», anche se al termine di una «guerra vittoriosa», costatagli, dice, una notte insonne. In Abruzzo, invece, presente per la chiusura della campagna elettorale, sorride perché sente vicina la vittoria di Gianni Chiodi, candidato del Pdl alla presidenza: «Siamo avanti di 13 punti». D’altronde, i suoi abitanti «meritano» il successo del centrodestra, anche per «rimediare alla cattiva amministrazione precedente» (vedi scioglimento della giunta Del Turco). Non c’è alternativa, quindi, visto che «un voto dato al signor Di Pietro sarebbe un vero e proprio atto di abiezione morale». E inoltre, per la teoria del voto utile, non andrebbero sprecati consensi qua e là: «La sinistra è una babele».

Silvio Berlusconi si divide così tra impegni esteri e regionali, senza tralasciare ovviamente i numerosi spunti nazionali. Ma sul fronte Ue, è di certo il pacchetto clima a tenere banco, alla luce anche dei distinguo manifestati negli ultimi mesi dal governo. «Siamo soddisfatti», sottolinea il premier, dato che, «ascoltati in ben quindici casi, siamo riusciti a ottenere tutto». Un successo, grazie alla «grande abilità tattica» che «ci ha consentito una grande affermazione di autorevolezza».

Non solo clima nel menù del vertice conclusosi ieri, gestito con «intelligenza e apertura» da Nicolas Sarkozy, ma stessa soddisfazione anche perché viene «confermata l’importanza di un piano coordinato di interventi» economici: «Abbiamo ristabilito che le misure degli Stati membri siano compatibili con il Patto di stabilità, seppur con i margini di flessibilità che contiene». Sempre in tema comunitario, Berlusconi considera «un buon risultato» quello raggiunto sul Trattato di Lisbona.

Altro piatto forte, servito sempre a Bruxelles, ma che rimbalza subito nella Capitale, è la riforma della giustizia. Alla luce, tra l’altro, delle ultime affermazioni del capo dello Stato, secondo cui «certamente i princìpi fondamentali» della Costituzione «sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o di alterarli». Un messaggio diretto al premier, favorevole a modificare la Carta? «No, io non sono toccato per niente», risponde il diretto interessato, anche perché, con Giorgio Napolitano «ho un rapporto tranquillo, conviviale». E poi, all’interno del progetto «non c’è nulla» che riguardi i «princìpi fondamentali», che «noi riconosciamo». Detto questo, «ci sono altre parti» che possono essere modificate, come ad esempio quelle relative al Csm. In ogni caso, «darò» prima possibile «il via libera al ddl per la riforma», ma «non chiedetemi di sedermi al tavolo con chi mi definisce Hitler, o un dittatore argentino», rilancia il Cavaliere. Di certo, però, «una volta che il provvedimento sarà in Parlamento, i gruppi avranno da parte mia ampia libertà di dialogare con l’opposizione e la possibilità di accogliere miglioramenti».

Un punto fermo, che getta pure acqua sul fuoco sulla querelle «dialogo sì o no» con l’opposizione, lanciata da Umberto Bossi. «Assolutamente nessun problema, niente di niente» nelle relazioni con la Lega, puntualizza Berlusconi. Che aggiunge, rivolgendosi ai cronisti: «Sapete bene che dovete montare la panna... ». Rimanendo sul fronte giustizia, il Cavaliere assicura di avere «ancora fiducia nella magistratura». Poi, al Palatricale di Chieti, rilancia una vecchia proposta: «Se un cittadino viene assolto in primo grado non può essere più chiamato in giudizio in Appello o in Cassazione, ma andrà liberato da ogni accusa».

Si passa alla crisi economica. L’acquisto di titoli di Stato, ribadisce, rimane oggi «il migliore, il più sicuro investimento». Ma ancora più importante, forse, è che gli italiani spendano per comprare in questi giorni i regali di Natale: «In tante occasioni ho detto che occorreva risparmiare. Ora invece dico che per uscire dalla crisi bisogna spendere e investire». Sul fronte scuola, invece, il premier tiene a precisare che non c’è stata alcuna «retromarcia». Insomma, «non è cambiato nulla» e «si può sempre migliorare in corso d’opera».
C’è spazio anche per un commento sul maltempo nella Capitale. «Abbiamo la speranza che si possa evitare l’esondazione» del Tevere, dichiara Berlusconi, che chiude col sorriso: «Certo che questa ce la potevamo risparmiare... ».

Infine, piccola parentesi sulla Nuova Alitalia. Lo spunto glielo fornisce Carlo Toto, numero uno di AirOne, seduto in prima fila. «Voglio salutare un importante imprenditore delle vostre parti e dirgli grazie a nome mio e del governo per tutto il lavoro fatto per il buon fine della trattativa su Alitalia». Applausi, sipario.

In attesa del responso delle urne.

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