La potenza di fuoco è impressionante: il Rubygate è uninchiesta senza precedenti nella storia giudiziaria italiana. Secondo il settimanale Panorama, oggi in edicola (nella foto in basso la copertina), sono circa centomila le intercettazioni condotte dai tecnici dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia. Centomila è un numero record anche per un paese abituato a convivere con cimici e microspie. Dalla fine di maggio, quando linchiesta è esplosa, a dicembre, in sei mesi scarsi, gli agenti hanno letteralmente assediato il premier e passato al setaccio numerosi personaggi che ruotano intorno a lui. Le cifre danno lidea dellarsenale messo in campo: solo a Lele Mora, lagente delle star, sono state intercettate qualcosa come 27mila chiamate, e Nicole Minetti, lex igienista dentale oggi consigliere regionale, è stata ascoltata 14.500 volte. In pratica, secondo linchiesta di Panorama, gli investigatori hanno gettato le reti seicento volte al giorno e i protagonisti di questa storia sono stati controllati minuto per minuto per un periodo molto lungo. Mille le conversazioni di Fede finite nei brogliacci della polizia giudiziaria, addirittura 3.500 quelle del suo autista. E Ruby? Qui siamo a quota 6.400, dietro solo alla Minetti e allimprendibile Mora.
Ma attenzione: questi dati sono quelli che si ricavano dallinvito a comparire recapitato al premier e dunque dai numeri progressivi didentificazione delle telefonate e degli sms. In sostanza, linvito a comparire ci porta nel nocciolo duro del Rubygate ma non lo esaurisce. Negli armadi della procura ci sono sicuramente altre intercettazioni: forse il totale ci porta alla stratosferica altezza di centocinquantamila chiamate monitorate. Sono almeno trenta i soggetti ascoltati, senza contare che le tecnologie più avanzate sono state piegate per dare un contributo sofisticato alle indagini: lanalisi della cella di Arcore ha permesso, con un lavoro immane, di localizzare centinaia di persone entrate e uscite dalla residenza di Arcore. È lo stesso screening compiuto a Brembate, per la scomparsa della piccola Yara, ma a Brembate lo studio non ha dato, almeno fino ad oggi, alcun risultato. Anzi, ci si è smarriti nel labirinto delle dichiarazioni e controdichiarazioni di Enrico Tironi, il presunto testimone del rapimento della ragazza. Quello di Yara resta un giallo in piena regola.
Ad Arcore, invece, il filo dArianna ha portato gli inquirenti lontano: identificati i cellulari, sono stati acquisiti i relativi tabulati, anche retrospettivamente, fino al gennaio 2010, e poi quei dati sono stati incrociati fino a fornire ai magistrati un formidabile contributo informativo.
In sostanza, Berlusconi è stato assediato elettronicamente per mesi e non potendo perquisire la sua abitazione i magistrati hanno preso unaltra strada: hanno schedato tutti quelli che frequentavano la sua dimora. Ora il fascicolo che navigava sottacqua come un sommergibile è emerso, ma quel che appare è solo un pezzo del lavoro svolto. I pm hanno portato allo scoperto la documentazione che serviva per puntellare linvito a comparire. Ma altri elementi sono rimasti blindati e saliranno in superficie solo al momento opportuno.
Non solo: il Rubygate è un cantiere. Anzi due, perché i pm hanno diviso le posizioni: Berlusconi da una parte, la Minetti, Fede e Mora dallaltra. Il fascicolo del premier viaggia ad alta velocità e va verso il processo sprint con il rito immediato, laltro sembra seguire i tempi canonici della giustizia. Traducendo e semplificando: linchiesta raddoppia. E la seconda, quella più lenta, potrebbe riservare clamorose sorprese. Il lavoro di scavo porterà a formulare nuovi, sempre più pesanti, capi dimputazione: perfino, a sentire qualche avvocato che ha letto le carte, lassociazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione.
E col sistema dei vasi comunicanti non ci vorrà molto a trasferire nel dibattimento contro il Cavaliere quel che i magistrati troveranno nellaltra indagine. Insomma, limponente assedio non è affatto alle battute finali. Le forze schierate non hanno alcuna intenzione di smobilitare. E non è da escludere la possibilità di nuovi blitz. Quello del 14 gennaio, con le perquisizioni che hanno alzato il velo sullinchiesta, ha coinvolto almeno 150 agenti. Ancora una volta la potenza di fuoco dispiegata è impressionante.
Chi parla di scontro finale dà forza a una suggestione, ma forse va anche oltre. Dopo quasi diciassette anni di indagini e di assalti, respinti in un modo o nellaltro, la procura vuole chiudere i conti. Ed espugnare Arcore.
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