Il premier: «Su Tarantini solo fantasie dei Pm»

nostro inviato a Parigi

Una giornata a Parigi, alle prese con la Conferenza internazionale sulla «nuova» Libia che si tiene all'Eliseo. Ma con un occhio anche alle vicende italiane, tra la manovra che pare ormai in dirittura d'arrivo e l'arresto di Gianpaolo Tarantini e della moglie accusati di estorsione proprio ai danni del Cavaliere. Un argomento del quale il premier si occupa ben poco durante la full immersion francese ma su cui - almeno in alcuni sfoghi privati - non aveva mancato di essere piuttosto critico nei giorni scorsi, quando il settimanale Panorama aveva anticipato la notizia dell'inchiesta della procura di Napoli. Spiegando che si è semplicemente speso per «aiutare una famiglia che si è trovata in grandissime difficoltà economica» ma «senza fare nulla di illecito» visto che «non ho chiesto niente in cambio». Per poi puntare il dito ancora una volta contro la magistratura e contro un'inchiesta che ha il solo obiettivo di «ridare in pasto ai giornali la solita pioggia di intercettazioni». Che proprio ieri, mentre il premier arrivava all'Eliseo, hanno iniziato a rimbalzare sui media.
A Parigi, però, Berlusconi è concentrato sulla Conferenza che deve dare il via alla ricostruzione della Libia. Ma nelle pause dei lavori cerca anche di relazionare alcuni partner internazionali sullo stato dei conti italiani e sul fatto che la manovra correttiva, nonostante le incertezze dei giorni scorsi, è ormai pressoché pronta. Tra gli altri, il Cavaliere si ferma a lungo con Josè Manuel Barroso, che già aveva sentito telefonicamente mercoledì. E al presidente della Commissione Ue spiega che «i saldi saranno garantiti» e «l'Italia rispetterà il pareggio di bilancio nel 2013 come da impegni». Esattamente le stesse rassicurazioni che dà alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Aggiungendo che non c'è in ogni caso da preoccuparsi perché secondo i conteggi le risorse dovrebbero arrivare tutte dalla strette all'evasione fiscale ma, così non fosse, l'Italia ha comunque previsto una sorta di «clausola di salvaguardia». E cioè l'aumento dell'Iva di uno o anche due punti che potrà essere deciso in un momento successivo. E che - spiega a sera lasciando il summit - «è attuabile da un momento all'altro». Di più: «Se fosse necessario potrebbe passare dal 20 al 22% ad esempio per tre mesi». Una sorta di Iva «a tempo». Berlusconi, insomma, rassicura l'Europa e, dunque, Bce e mercati. Invitando i suoi interlocutori a non dar retta a ciò che «leggono sui giornali italiani» e a quel che dice «un'opposizione criminale».
E forse anche per questa ragione che mentre il Cavaliere è impegnato a Parigi si sblocca finalmente a Roma l'empasse sulla manovra. Con l'esecutivo che presenta finalmente i suoi emendamenti al testo. E a metterci la faccia è proprio Giulio Tremonti, rientrato ieri mattina dal suo eremitaggio a Lorenzago. Con cui il premier ha una lunga e pare piuttosto convulsa telefonata. Non è dato sapere l'ultimo motivo del contendere, anche se Berlusconi è netto nel ripetere che «la maggioranza deve essere compatta durante i passaggi parlamentari del provvedimento e che non saranno ammessi distinguo».
Sullo sfondo di una giornata tra Libia e manovra, però, resta l'affaire Tarantini. «Questa ipotesi dei pm - dice lasciando Parigi - è pura fantasia». E, aggiunge commentando l'intercettazione in cui dice di averne piene le scatole dell'Italia e di volersene andare, «io resto per cambiare questo Paese». Ma il vero timore del premier - questo confidava nei giorni scorsi a un collaboratore - è che i magistrati vogliano usare l'inchiesta sui coniugi Tarantini e su Walter Lavitola come ennesimo grimaldello per arrivare a lui. Intanto facendo uscire sui giornali tutte le intercettazioni che mi riguardano, conversazioni strettamente private dove si usa un linguaggio colloquiale e diretto ma che sui media faranno il solito can can. Eppoi - è il senso del suo ragionamento - con la scusa che sono vittima di un'estorsione faranno di tutto per farmi fare la passerella. Insomma, chiederanno che il Cavaliere - ovviamente solo e soltanto nel suo interesse - sia interrogato.

Il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore lo smentisce categoricamente perché, spiega, «al momento non c'è questa necessità». Come d'altra parte aveva fatto il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati quando aveva assicurato che Berlusconi non era indagato per la vicenda Ruby.

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