Il presidente Repetto annuncia l’abbandono-nave: «Io non ci sto!»

«La nave affonda, i topi scappano!». Da un lato, fuori dall'aula consiliare, i lavoratori dell'Unione sindacale di base della Provincia distribuiscono il volantino con il defalchiano: «Restate a bordo, c...!» riferito anche alle dimissioni del direttore al personale, del segretario generale (dirigenti da oltre 100mila euro l'anno) e quelle annunciate dal presidente della giunta, il cattocomunista Alessandro Repetto che «potrebbe restare fino a giugno, ma se ne andrebbe dalla nave che affonda il 31 marzo lasciando da soli i naufraghi dipendenti». Dall'altro lato, all'interno dell'aula consiliare, lo stesso presidente Repetto, che con un scalfaroso «Non ci sto!» forse ripenserà alla data delle anticipate dimissioni: «Considero questo ente, le sue tante professionalità, la sua efficienza, una delle migliori realtà in cui mi sia trovato in tutta la mia vita, lavorativa e istituzionale. E a diventarne il liquidatore io non ci sto. Le Province non sono mai state inutili, ma sono state stritolate da demagogie e disinformazione, senza alcun effettivo risparmio di risorse. Allo stesso tempo, dopo tutto il lavoro al servizio della comunità, preferisco staccare io la spina, che farmela staccare». Quando gli si chiede se sarà a fine marzo o a giugno, il comandante di Palazzo Spinola fa spallucce, non risponde e scappa su all'ufficio di presidenza. Non senza aver dato le colpe al Cav e aver fatto l'invettiva contro i compagni del complotto di Roma per ricevere qualche applauso dalle decine di dipendenti che ieri mattina affollavano l'aula consiliare: «Il provvedimento di abolizione delle province era in itinere ed era stato previsto dal governo Berlusconi. C'è stata ambiguità da parte di sindacati e partiti. Ci sono nomi e cognomi, anche di nostri capigruppo parlamentari, che in buona sostanza hanno poi detto a Monti di non toccare i soldi al Parlamento, ma di prendersela con l'anello debole ovvero di andare contro le Province. Non credo che il provvedimento di abolizione sarà ritirato. In ogni caso, non lascerò soli i dipendenti e abbiamo già preso accordi con prefettura e regione. Non ci saranno riduzioni di organico. Entro il 31 marzo presenteremo il conto consuntivo 2011 e ribadiamo la nostra scelta di andare verso l'istituzione della Città Metropolitana».
«Repetto potrebbe restare fino a giugno, ma se ne andrebbe il 31 marzo - dicono all'Usb -. Se queste voci fossero vere, sarebbe un fatto molto grave e, ancora una volta, la conferma del nostro giudizio negativo sulla maggioranza che ha governato gli ultimi cinque anni. In questa fase, chi può deve restare a bordo, soprattutto chi comanda. Restare a bordo per seguire ed indirizzare la legge che la regione dovrà emanare, per difendere i lavoratori, per rassicurarli, per indicare le possibili vie di fuga, per non far licenziare in anticipo i precari con contratto fiduciario. Repetto, invece di pensare alle dimissioni, dovrebbe essere parte attiva nel coinvolgere tutti e nel difendere un baluardo istituzionale, Medaglia d'Oro al Merito Civile per la Resistenza. Invece, come nelle peggiori storie della marineria, i comandanti e gli ufficiali abbandonano la nave prima di tutti gli altri. Usb non abbandonerà i lavoratori». A dire no ai compagni cattocomunisti e radical chic al governo dei decreti Tassa Italia e Salva Privilegi, ieri sono stati pure i compagni lavoratori della Cgil: «Diciamo no al provvedimento che vuole cancellare le Province, no ai tagli dei trasferimenti. Il governo faccia un passo indietro, ammetta di aver scritto e trasformato in legge una grande sciocchezza». Gli hanno fatto eco quelli della Cisl: «Diciamo sì alla razionalizzazione e riqualificazione della spesa pubblica, ai tagli della politica, all'eliminazione di esternalizzazioni e consulenza, ma diciamo no alla chiusura tout court della Provincia quale ente che eroga servizi indispensabili, anche per i piccoli comuni del territorio genovese». «La sensazione - spiega Paolo Giampaolo della Uil - è che chi può se ne va e i lavoratori si devono arrangiare. Non abbiamo mai ottenuto un incontro con gli altri enti per la salvaguardia dei 970 lavoratori della Provincia, che in media guadagnano 1200 euro netti al mese. Repetto se ne può anche andar via, ma non prima di avere assicurato almeno un tavolo sindacale con regione e comune. Speriamo che non ci lasci soli e s'impegni davvero per i dipendenti».

Come nelle altre 106 Province italiane, ieri a Genova si doveva votare l'ordine del giorno proposto dall'Unione Province Italiane contro il provvedimento di Monti. Tuttavia, un po' causa proteste, un po' causa neve, la Costa Spinola non è stata in grado di portare in porto il progetto nazionale. La votazione si terrà mercoledì prossimo.

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