Andrea Acquarone
Ci risiamo. «Chi giudica deve tenere presente il comune senso di giustizia che il popolo stesso avverte», aveva appena finito di tuonare il guardasigilli Roberto Castelli. Casus belli, la scarcerazione della zingara accusata del tentato sequestro di un bebè nel pieno centro di Firenze.
Percorsa mezza Italia, dalla Toscana al Veneto, nelle aule di tribunale, il refrain, tuttavia, non cambia. La cacofonia è la stessa e con gran sconcerto della platea. Ovvero la gente, il cittadino qualunque. Quello, che per dirla alla Castelli, usa i semplici parametri del «giusto» e dello «sbagliato». Colpa delle norme, di testi cui si affidano margini troppi ampi dinterpretazione? O di errori dei magistrati?
Di certo cè che da oggi un ennesimo malandrino si ritrova, sorprendentemente, munito di lasciapassare per tornare a delinquere. Non è bastato il tentativo di rapina in una villa, e la fuga con tanto di sparatoria coi carabinieri, per tenerlo dietro le sbarre. Ma la legge, come spiega (giustamente) il pm Carlo Nordio che lha liberato, è uguale per tutti: italiani ed extracomunitari. Non cerano motivi per rinchiuderlo.
La vicenda risale a tre giorni fa, quando ad Annone Veneto, una delle tante «bande delle ville» stava mettendo a segno una rapina. Stavolta senza fare i conti con la proprietaria, unarzilla vecchietta di 95 anni le cui urla avevano mandato a monte il colpo. Nella casa, oltre a lei, stava dormendo il resto della famiglia, ovvero suo figlio, la moglie e i loro due figli di sei e otto anni.
Una fuga, quella dei banditi, (tre stranieri) finita male: mentre scappavano su una Bmw rubata, inseguiti dai carabinieri, erano finiti fuoristrada. Risultato: aprendosi la fuga a colpi di pistola due erano riusciti a far perdere le proprie tracce, un altro, un albanese trentenne, nonostante morsi e pugni ai militari, invece non ce laveva fatta. Ma ecco la sorpresa: anziché chiedere al gip la convalida del fermo dellalbanese il pm Nordio lha rimesso direttamente in libertà. Scatenando il solito putiferio di polemiche.
Prima a ribellarsi, proprio, la vecchietta di Annone.
«Io l'avrei tenuto in galera perché ora, dopo averci terrorizzato, può scappare o tornare; adesso di notte ho ancora più paura, spero non vengano a uccidermi», si lamenta Rina Bazzan. «Si fa fatica a dormire, continuo a immaginare quella luce della pila sugli occhi che entra dalla finestra. I miei figli e mia nuora - aggiunge - sono ancora più arrabbiati di me per questa scarcerazione, ma ciò che più mi dispiace è che i miei nipotini abbiano paura, anche perché mi vedono sconvolta». E con lei protesta il resto del paese. Che minaccia a questo punto il ricorso all«autodifesa, per dirla con un eufemismo. Tra i più agguerriti, proprio, gli abitanti della zona dove è avvenuta la tentata rapina.
«Un fatto inspiegabile, inammissibile, una scelta irresponsabile, auspichiamo l'intervento del nostro ministro Castelli», attacca Alberto Mazzonetto, segretario della Lega Nord a Venezia.
«Da parte del pm si tratta a mio avviso di un atto di estrema leggerezza, da censurare. Tra l'altro appare come una provocazione allo sforzo delle forze dell'ordine nel fronteggiare la criminalità, è come disarmarle. C'è una filosofia di tolleranza insensata da parte di certa magistratura nei confronti di questo tipo di reati e verso gli immigrati». «Mi domando - prosegue - cosa sarebbe successo se qualcuno di chi abitava in quella villetta avesse sparato per legittima difesa, come prevede la riforma su questo punto. Il fatto è che i pm hanno spesso una interpretazione soggettiva dei reati e quindi manca la certezza del diritto. O forse manca la volontà politica e la coscienza morale per mettere in galera quelli che devono stare in galera».
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