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Preso l'avvocato dei Lo Piccolo: legami col calcio

Vicini ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, sono finiti in carcere Marcello Trapani, penalista accusato di associazione mafiosa, e Giovanni Pecoraro, che ha anche lavorato per la società del Palermo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione

Preso l'avvocato dei Lo Piccolo: legami col calcio

Palermo - Dalle prime ore dell’alba il nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza, coordinato dalla Dda di Palermo, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, concorso esterno ed estorsione. Contestualmente agli arresti sono in corso varie perquisizioni e sequestri in diverse regioni nell’ambito di un’operazione denominata "Face Off".

Le mani sul calcio I boss Lo Piccolo volevano entrare nel mondo del calcio a Palermo. Controllare non gli assetti societari, ma le forniture, i lavori e la gestione del nuovo stadio che doveva essere costruito. Pressioni esercitate anche con le intimidazioni, come quelle che ebbero come destinatario l’allora direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi, nel natale 2006, quando i Lo Piccolo non esitarono a inviargli una testa di capretto. Oppure l’estorsione all’imprenditore che stava ristrutturando la villa del calciatore Giovanni Tedesco. E la "fame" del superlatitante catturato lo scorso 5 novembre non si fermava in Sicilia. Arrivava fino a Chioggia e ai sostanziosi appalti.

Arresti eccellenti Sono alcuni degli aspetti delle inchiesta culminata con l’arresto da parte del Nucleo valutario della Guardia di finanza di Palermo dell’avvocato penalista Marcello Trapani, 39 anni, che deve rispondere di associazione mafiosa, ed è accusato di avere gestito gli investimenti del clan Lo Piccolo, e Giovanni Pecoraro, ex responsabile del settore giovanile del Palermo Calcio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe aiutato il boss nel loro progetto di pilotare i futuri lavori e la gestione del nuovo stadio del capoluogo siciliano. Trapani era stato nominato quale difensore di Salvatore e Sandro Lo Piccolo dopo l’arresto lo scorso 5 novembre. Tra gli investimenti gestiti dal legale la realizzazione di un complesso residenziale in Veneto, a Chioggia, per il quale erano stati messi a disposizione 8 milioni.

L'indagine e le intercettazioni L’indagine delle Fiamme gialle si è avvalsa di intercettazioni nell’abitazione e nello studio dell’avvocato Trapani, sorpreso anche mentre scambiava pizzini con Calogero Lo Piccolo, l’altro figlio del boss, poi recuperati dagli investigatori che nella giornata di oggi hanno compiuto perquisizioni e sequestri in varie regioni. "Abbiamo motivo di ritenere - conferma il procuratore aggiunto di Palermo Alfredo Morvillo - che il clan capeggiato da Salvatore Lo Piccolo aveva tentato di introdursi nella società calcistica del Palermo relativamente ad alcuni aspetti". Il magistrato precisa che "non si trattava direttamente di un interessamento dei Lo Piccolo negli assetti societari del Palermo, quanto di presunte ingerenze riguardanti forniture e aspetti commerciali ruotanti la società rosanero". Giovanni Pecoraro, il cui nome era già venuto fuori mesi addietro dopo gli arresti dei Lo Piccolo, era già stato sospeso dalla "Palermo Calcio". Gli inquirenti hanno precisato che la società calcistica è estranea all’indagine. Lo dice a chiare lettere anche il presidente Maurizio Zamparini: "Sia io che tutto il mio staff abbiamo sempre operato con la massima trasparenza: sono contento che da quest’inchiesta della magistratura emerga con chiarezza che la Palermo calcio è una società 'pulita', amministrata da persone per bene e al di là di quello che è successo a Foschi, non ci sono state intimidazione nei miei confronti".

Il ruolo del clan Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza sono riusciti anche a ricostruire il ruolo del clan Lo Piccolo in relazione alla realizzazione di un vasto complesso immobiliare a Chioggia. Gli inquirenti hanno ricostruito i passaggi di un fiume di denaro che sarebbe stato riciclato per acquistare l’area nel Veneto. L’iter amministrativo è stato bloccato dopo che la Procura ha accertato l’intervento illecito di clan mafiosi nel grande affare. Stessa fine per la riqualificazione del porto dovevano passare attraverso la società, "Petra", costituita il 25 settembre 2007, e sequestrata oggi su ordine del gip di Palermo, Silvana Saguto. Per questa vicenda i magistrati della Dda di Palermo hanno indagato per intestazione fittizia di beni un militare della guardia di finanza in servizio alla tenenza di Chioggia, l’imprenditore Claudio Toffanello e il commercialista Giuseppe Rosano di Palermo. Per tutti e tre i magistrati hanno disposto stamani perquisizioni nei loro uffici e abitazioni.

I contatti con l'avvocato Un’altra vicenda che avrebbe visto coinvolto l’avvocato Marcello Trapani si riferisce a un intervento tra il legale e i Lo Piccolo a proposito della realizzazione di un esercizio commerciale nella borgata palermitana di Tommaso Natale. Il commerciante si sarebbe opposto al pagamento di una sostanziosa tangente e soltanto l’intervento da mediatore del legale avrebbe consentito una soluzione nella vicenda. Secondo indiscrezioni, il commerciante risulterebbe indagato per favoreggiamento dagli inquirenti dopo che gli è stata contestata questa storia alla luce delle risultanze investigative emerse. Non è tutto. È stato accertato dai magistrati che coordinano l’inchiesta, il Pm Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi, Domenico Gozzo e Gaetano Paci, con la supervisione del procuratore aggiunto Alfredo Morvillo, che l’avvocato Marcello Trapani avrebbe consegnato - nel suo studio palermitano di via Cavour, dove si svolgeva anche lo scambio di pizzini - un giubotto antiproiettile direttamente nelle mani di Calogero Lo Piccolo. "Una consegna del tutto illecita - ha sottolineato il Pm Annamaria Picozzi - aggravata dal fatto che per acquistare giubotti antiproiettili occorrono particolari autorizzazioni e a non tutti i cittadini viene concessa questa certificazione".

Una guerra di mafia È probabile che il giubotto antiproiettile sia servito al clan dei Lo Piccolo in previsione di una "guerra" di mafia all’indomani dell’omicidio del presunto boss Nicolò Ingarao, ucciso a Palermo nel giugno del 2007 nel quartiere della Noce.

"Venti di guerra" tra cosche palermitane erano emersi, peraltro, nel corso dell’indagine e nel giugno del 2005 aveva portato all’operazione antimafia della Squadra mobile denominata "Gotha", da cui emergeva come la ’Triadè che governava Cosa nostra fosse in rotta con i Lo Picolo. 

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