Cronaca locale

Prestiti, sos delle imprese ai prefetti Le banche frenano: "No a ingerenze"

Riunito ieri l’Osservatorio regionale sul credito. Ed è scontro sui poteri. Per il 65% delle aziende mancano i finanziamenti: "Grave rischio usura". Palazzo Diotti ha ricevuto 10 "ricorsi". Ma l'Abi minimizza: "E' solo una mediazione"

Nel pieno della crisi la priorità delle aziende lombarde è un po’ d’ossigeno: un accesso al credito vitale per andare avanti. Ma su questo è già scontro con le banche: se gli imprenditori denunciano una stretta creditizia, le banche negano. La contrapposizione si è riproposta ieri, giorno dell’insediamento dell’Osservatorio regionale sul credito, lo strumento previsto dal governo per garantire un rapporto fisiologico fra il mondo produttivo e gli istituti bancari.
La Camera di Commercio ha messo sul tavolo il risultato di un’indagine condotta fra 1700 imprese milanesi. I risultati: per il 65 per cento degli imprenditori sono urgenti interventi che garantiscano credito. Una percentuale in linea con quella nazionale. Quali sono le peculiarità milanesi? Solo il 6,7 per cento delle imprese chiede fondi per la cassa integrazione (mentre in Lombardia è più del doppio, il 14,9 per cento), e il 16,9 (contro il 20, 9 in Italia) reclama misure di sostegno all’occupazione. Più numerosi coloro che vorrebbero aiuti all’innovazione e alla formazione (35 per cento contro il 28).
Per tre imprenditori su cento l’usura è una drammatica attualità: l’1,7 ha paura di dover ricorrere agli «strozzini», lo 0,7 lo ha già fatto, lo 0,3 per cento dichiara che lo sta facendo.
Sono questi i dati che la Camera di Commercio ha proposto come base di partenza per i lavori dell’Osservatorio: «Ci sono parecchi problemi - ha detto Amato Molinari - e le indagini lo confermano: il rischio di usura è reale. Si potrebbe pensare che in una piazza come Milano questa questione sia meno sentita, e invece moltissimi associati lamentano una restrizione del credito. Questa sede può avere una funzione di moral suasion molto importante».
Le imprese dunque fanno affidamento sull’Osservatorio, e la prefettura intende rispondere alle aspettative: «Acquisiremo dati sul credito alle famiglie e alle imprese - ha confermato il prefetto Gian Valerio Lombardi - verificheremo in che modo la crisi ha determinato degli spostamenti, e come prefettura riceveremo le istanze dei clienti delle banche che lamentano un diniego. Le esamineremo e con un giudizio che le accompagni le inoltreremo alle banche perché possano riesaminarle a loro volta». Le istanze stanno già arrivando. Una decina sono già a Palazzo Diotti, soprattutto di aziende. Sul sito della prefettura le imprese troveranno un modulo per «ricorrere» contro le banche.
Sulla natura di questo ricorso le banche sono già sul piede di guerra. L’associazione bancaria italiana tende a ridimensionare i poteri degli osservatori, e a negare un potere di controllo istituzionalizzato sulle banche: «Il prefetto - ha detto il direttore generale dell’Abi Giuseppe Zadra - non può intervenire nel merito. Non è previsto dalla legge. Potrà fare ciò che ha sempre fatto in occasioni di crisi economiche e occupazionali. Ricevere le proteste dei cittadini, mediare. D’altra parte la situazione non ha carattere di emergenza. Il credito è cresciuto del 5-6 per cento». «I dati sulla paura delle imprese? Possono essere indicative di un umore - ha commentato - ma noi ci atteniamo ai dati ufficiali della Banca d’Italia. Chi si lamenta in genere non vuole prestiti per investire, ma rinvii. La richiesta è ristrutturare il debito».

«Ma se si riducono i margini - la conclusione - le banche si fermano, e questo non conviene a nessuno».

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