Prete con la droga: «È di un fedele ma non posso tradire il segreto»

Il sacerdote ha ricevuto un pacco di cocaina: «Non sapevo cosa ci fosse dentro»

Clero Bertoldi

da Perugia

Lui, il sacerdote, nega. Sostiene d'essere vittima di un equivoco. L'accusa che gli muovono, però, è pesante: quel pacco postale pieno di droga (mezzo chilo di cocaina), che gli hanno sequestrato, era arrivato via Fiumicino dall'America Latina e portava l'indirizzo della sua casa di Borghetto di Prepo. Per questo gli uomini della guardia di finanza gli hanno fatto scattare le manette ai polsi. Gli contestano la detenzione a fine di spaccio di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente. Don Stefano Ciacca, 43 anni, si è visto perquisire casa. Lì, tuttavia, la finanza non ha trovato nulla. Sebbene gli investigatori abbiano fatto intervenire uno dei cani più bravi nella ricerca della droga: il pastore tedesco Naro. Don Stefano è considerato un prete brillante. Ha svolto seminari, ha tenuto corsi di catechesi molto seguiti, si è dedicato a giovani dell'area del disagio. Da qualche mese comunque aveva presentato richiesta di tornare allo stato laicale. Quando la notizia del suo arresto, per droga, si è sparsa in città, nessuno voleva crederci. Ora bisognerà verificare se sono coincidenze e circostanze contrarie ad averlo fatto finire, ingiustamente, nel mirino della finanza o se davvero don Stefano si sia trasformato in un pusher con la tonaca.
Raccontano che da qualche tempo i tossicodipendenti perugini parlassero di un prete coinvolto nel «giro».

Ma erano voci. Il sacerdote ha spiegato di aver semplicemente consentito ad un suo ragazzo tossicodipendente, che sta facendo un percorso in comunità, di far indirizzare il pacco a casa sua, senza conoscerne il contenuto.

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