Don Sante Sguotti si trasforma in puro «spirito», diventando - per sua stessa ammissione - «il parroco morale di Monterosso». Unica scelta possibile dopo che ieri il prete, innamorato di una donna madre di un bimbo, è stato sospeso a divinis. Ciò significa che non può più assolvere «alle funzioni attinenti al ministero sacerdotale né ricevere ed esercitare incarichi riservati ai chierici». Insomma, come negare a un centravanti la possibilità di fare gol. La decisione è stata presa dal vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo che ha firmato il decreto di sospensione con cui si mette «fuori gioco» il religioso padovano.
Il decreto, si legge in una nota diffusa dalla Diocesi di Padova, «segue quello di rimozione dalla parrocchia di Monterosso e quello di avvio di un processo penale e amministrativo del Codice di diritto Canonico». Tutta colpa di una love story alla «Uccelli di rovo». Latto è stato firmato dal vescovo dopo aver esaminato «ogni elemento in merito alla situazione del sacerdote interessato», così come previsto dalla disciplina canonica. Il decreto ha effetto immediato dal momento della notifica al sacerdote ed è a tempo indeterminato. «La cosa non mi stupisce, sapevo che la faccenda sarebbe andata così, non mi aspettavo certo i fiori per il compleanno. Ora aspetto la scomunica...», ha commentato don Sante. «Io vado avanti per la mia strada - ha dichiarato dai microfoni del Gr Rai Veneto - e farò quello che avevo in mente di fare». Con la sospensione scatta il divieto per l'ex parroco di Monterosso di celebrare messa, ma lui ha annunciato che cercherà di «andare avanti nonostante tutto, finché sarà possibile. La mia unica colpa è essere innamorato di una donna e di voler bene ad un bambino».
Continuando a parlare del futuro della sua ex parrocchia don Sante ha puntato il dito contro chi lo ha «condannato»: «Non vorrei essere nei panni del vescovo quando le carte sul mio conto arriveranno a Roma. Ci vorranno due o tre anni, ma alla fine avrò ragione».
L'ex parroco della chiesa di Monterosso fu sollevato dal suo incarico l'8 ottobre dal vescovo di Padova che, in quella stessa data, nominò un «amministratore parrocchiale». Che però gli 800 fedeli di Monterosso non hanno mai riconosciuto come tale: «Don Sante è nel nostro cuore...».
Peccato che il cuore di don Sante, forse, non sia più libero.
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