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Prete lefebvriano: camere a gas? Per disinfettare

Intervista di don Floriano Abrahamowicz di Treviso: "L'unica cosa certa è che le camere a gas sono state usate per disinfettare". Poi precisa: "Per un cristiano impossibile essere antisemita". Il rabbinato di Gerusalemme: "Il Papa venga in Israele"

Prete lefebvriano: camere a gas? Per disinfettare

Treviso - Riesplodono le polemiche per un nuovo caso di negazionismo. Questa volta a innescare la miccia sono le dichiarazioni di un prete, don Floriano Abrahamowicz, lefebvriano come il contestatissimo vescovo Williamson, quello che aveva negato l'esistenza della Shoah. Le camere a gas? "L'unica cosa certa è che sono state usate per disinfettare". Il sacerdote, capo della comunità lefebvriana del Nordest, lo dice in un’intervista alla Tribuna di Treviso. E s'infiamma di nuovo la polemica.

I numeri? Problema secondario Don Abrahamowicz rilancia la teoria per cui i numeri della Shoah sono un "problema secondario", accreditati dagli stessi capi delle comunità israeliane subito dopo la liberazione "sull`onda dell'emotività". "È veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita. Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche", afferma il sacerdote.

Williamson imprudente "Sicuramente è stata unimprudenza di Williamson addentrarsi nelle questioni tecniche. Nella famosa intervista si vede che il giornalista è andato a parare su quell’aspetto specifico. Ma bisogna capire che tutto il tema dell’Olocausto si colloca a un livello di molto superiore rispetto alla questione di sapere se le vittime sono morte a causa del gas o per altri motivi".

Le camere a gas A un certo punto nell'intervista gli hanno chiesto cosa pensi delle camere a gas. "Non lo so davvero. Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste un`altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi".

Poche certezze Un altra domanda spinosa viene rivolta al sacerdote: lei mette in dubbio il numero delle vittime dell'Olocausto? "No, non metto in dubbio i numeri. Le vittime potevano essere anche più di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all'essenza del genocidio, che è sempre un'esagerazione".

La gestione dell'Olocausto Ma in che senso - si domanda ad Abrahamowicz - si può parlare di esagerazione? "I numeri - risponde il prete - derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere? Per lui la questione importante era che queste vittime sono state uccise ingiustamente per motivi religiosi. La critica che si può fare al modo in cui in cui viene gestita la tragedia dell'Olocausto sta nel dare ad essa una supremazia in confronto ad altri genocidi".

Contro il perdono del Papa Don Floriano ha anche preso posizione nelle sue omelie contro la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani decisa da Benedetto XVI. "La cosiddetta revoca - ha detto domenica scorsa a Treviso e a Trento - avviene per una censura ecclesiastica mai esistita perché il 30 giugno del 1988 monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. E quindi le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della chiesa cattolica apostolica e romana. È questa sua fedeltà alla chiesa cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della chiesa conciliare".

La replica della confraternita La Fraternità San Pio X ha voluto prendere pubblicamente le distanze dai negazionisti monsignor Richard Williamson e don Floriano Abrahamowicz, accomunati da tesi riduzioniste sull’Olocausto e soprattutto dalla evidente volontà di boicottare il perdono deciso dal Papa per i seguaci di mons. Marcel Lefebvre. "La Fraternità - afferma una nota diffusa oggi - ha già chiarito con un comunicato ufficiale del 27 gennaio scorso, vincolante per tutti i membri, la propria posizione circa le polemiche sollevate in seguito alle dichiarazioni di mons. Richard Williamson sullo sterminio degli ebrei. Nel ribadire i contenuti del comunicato, la Fraternità San Pio X riprova ogni singola parola da esso discordantè". Non solo. "Il padre di monsignor Marcel Lefebvre era antinazista e morì per questo nel lager di Sonnenburg nel 1944", ha ricordato il distretto tesesco della Fraternità di San Pio X. "Con il padre di monsignor Lefebvre molti preti cattolici sono morti nei campi di concentramento di Hitler", ricorda monsignor Pater Franz Schmidberger che firma la nota in qualità di Superiore del Distretto della Fraternità in Germania. Renè Lefebvre era un esponente di spicco della Resistenza Tedesca e fu arrestato dalla Gestapo nel 1941. A Sonenburg, prima di essere ucciso, pronunciò le parole "muoio da cattolico francese". Il suo corpo fu probabilemnete bruciato, di certo non è mai stato ritrovato.

Veltroni: barbarie "La negazione dell’esistenza delle camere a gas è una barbarie, tanto più se viene da un ecclesiastico che dovrebbe avere più a cuore la storia della Shoah". Lo ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni, commentando le parole di Abrahamowicz. 

Galan: via l'abito talare Secondo il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, i preti che negano l’Olocausto dovrebbero togliersi l’abito talare. "Non so se si possa parlare d’ignoranza o di pura follia o di un’aberrante scelta politica - afferma Galan - comunque i preti che negano l’Olocausto, che negano le camere a gas, farebbero bene a togliersi di dosso quell’abito e se qualcuno di questi si trova in Veneto, è il caso di don Abrahamowicz, farebbero meglio ad andarsene via, magari rifugiandosi in uno dei campi di sterminio nazisti".

Casellati: è una vergogna "Le dichiarazioni di don Abrahamowicz sulle camere a gas sono inaccettabili". È quanto dichiara Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia, che aggiunge: "Negare l’Olocausto, mettere in forse il fatto che ci siano stati milioni di morti nei campi di sterminio nazisti è una vergogna ed è ancor più vergognoso che a pronunciare frasi di questo tipo sia qualcuno che porta l’abito talare".

Fiano: negazionismo non è isolato "Evidentemente non si trattava di un caso - afferma il deputato del Pd Emanuele Fiano -. Le parole del vescovo negazionista hanno fatto proseliti: le parole di oggi di don Abrahamowicz confermano che al di là di ogni dubbio, le terribili tesi che tendono a minimizzare o a negare la certezza storica della Shoah non sono poi così isolate".

Rabbinato: "Il Papa venga in Israele" Il Rabbinato generale di Gerusalemme aspetta la visita di Benedetto XVI prevista in maggio. E ritiene che i rapporti fra la Chiesa e il mondo ebraico non subiranno interruzioni: ora devono essere decisi soltanto i passi complementari da intraprendere per risolvere la vicenda dei lefebvriani negazionisti. È la posizione, espressa in un’intervista a "Liberal", del direttore generale del Rabbinato, Oded Weider, che sottolinea: "Le parole pronunciate dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì scorso sono molto importanti: si è trattato di una presa di posizione forte contro l’Olocausto e chi lo nega. Penso che quelle parole siano state fondamentali, non soltanto per gli ebrei ma per il mondo intero: hanno affermato una volta di più che i negazionisti sono un’offesa per l’umanità, e che questi devono essere condannati nella maniera più ferma possibile. In molti posti, infatti, i negazionisti sono l’avanguardia dei neo-nazisti".

I lefebvriani sconvolti dal Papa in moschea "Se da una parte è possibile dire che questo Papa dal punto di vista liturgico è legato alla tradizione, dal punto di vista dell’ecumenismo è in linea con il Concilio Vaticano II. Noi siamo rimasti scandalizzati dalla preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul durante il suo viaggio in Turchia" che avvenne nel novembre del 2006. È quanto ha detto all’Adnkronos don Pierpaolo Petrucci, Priore del Priorato di Rimini della Fraternità di San Pio X.

Nella città emiliana infatti sabato prossimo si ritroveranno i lefebvriani del distretto italiano per discutere insieme della nuova situazione aperta dalla revoca della scomunica ai quattro vescovi scismatici ordinati da monsignor Marcel Lefebvre nel 1988.

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