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Il prete non arriva, i fedeli si fanno la messa di Natale da soli

Firenze, il sostituto del parrocco deceduto qualche giorno prima della vigilia forse ha sbagliato indirizzo. Il sacerdote era in “servizio” da 60 anni, si occupava di disabili ed era anche cappellano alla stazione di Santa Maria Novella. La rabbia dei parrocchiani: “Ora rischiamo che la chiesa sparisca”

Il prete non arriva, i fedeli si fanno la messa di Natale da soli

Firenze - Quando a mezzanotte meno cinque i fedeli della parrocchia di S. Maria a Quarto, sulle colline di Firenze, si sono guardati in faccia e si sono detti: “E ora? Che si fa?”, a qualcuno è scappato un sorriso. Non capita tutti gli anni che la messa natalizia venga “disertata” dal più importante dei convitati: il sacerdote. “Facciamo da noi, senza prete. Per i ragazzi, almeno. E anche per don Renzo. Glielo dobbiamo per tutto quello che ha fatto per noi”. E così è stato. Amen.

Succede alle porte della rossa Firenze. Il grande assente è don Renzo Forconi, dagli anni ’70 la colonna dell’Oda, l’Opera diocesana assistenza della Diocesi fiorentina con sede a Villa San Luigi, un centro per ragazzi colpiti dalla sindrome di down. Scomparso il 19 dicembre scorso all’alba degli ottant’anni, sessanta dei quali passati ad aiutare il prossimo, assistere i disabili (“i mì figliolì” amava definirli) e sussurrare la parola di Dio ai suoi fedeli. Fino alla fine. Anche nella cappella della stazione di Santa Maria Novella, dove come cappellano compartimentale si precipitava ogni domenica alle 11 con la sua macchina, a dire messa in mezzo ai suoi amati ferrovieri. “Arrivava sempre puntale, nessuno sapeva come facesse – dice uno dei suoi parrocchiani – noi lo chiamavamo il parroco volante”.

Al suo funerale, due giorni dopo, davanti a 600 persone, 22 sacerdoti e al segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Betori, lo stesso vescovo ausiliare di Firenze monsignor Claudio Maniago dopo aver ricordato con gli occhi lucidi la grandezza di un prete d’altri tempi, aveva promesso una soluzione ponte per la notte di Natale. “Qualcuno verrà”, aveva anche confermato la Curia a Silvia, il braccio destro di don Renzo, la sera del 24 dicembre. E così i 120 fedeli, come ogni anno, si sono dati appuntamento nella vecchia chiesa di via dell’Osservatorio, 154. Hanno aspettato, aspettato, aspettato, come inconsapevoli Godot.

Ma il sostituto di don Renzo non è mai arrivato. Probabilmente ha sbagliato indirizzo (c’è un’altra parrocchia con lo stesso nome a Bagno a Ripoli, dall’altra parte di Firenze), o forse si sarà lasciato ingannare da quella chiesa colma di gente, che a mezzanotte e un minuto si è accesa spontaneamente. “Qui il prete c’è”, forse avrà pensato, “mi sono sbagliato”. “Abbiamo iniziato con un Padre nostro - dice Mario, dirigente medico e padre di due ragazzi – qualcuno ha recitato le letture, letto il Vangelo, intonato i canti natalizi che i nostri figli avevano preparato con don Renzo e Alessandro”. Tutto come se niente fosse, tutto come sempre, tranne che per quell’altare deserto. “Abbiamo anche raccolto le offerte. Poi dopo il Gloria abbiamo scoperto la statua del Bambino. Abbiamo fatto nascere Gesù”, racconta Silvano, fotografo ufficiale della parrocchia. È nato, è nato. Campane suonate a festa, segno della pace, saluti di rito, canto finale. Poi tutti nella saletta attigua alla parrocchia, come tradizione quasi secolare. Tutti a festeggiare il santo natale con i panettoni e lo spumante comprati da don Renzo. L’ultimo regalo prima di morire. Un Natale quasi perfetto. “Ma siamo rimasti malissimo perché per la prima volta non abbiamo ricevuto né la benedizione né l’eucarestia”, dice ancora Mario, non senza tradire un filo di rabbia.

Ora però educatori, genitori e ragazzi sono preoccupatissimi. Qualcuno già mormora che la crisi di vocazione metterà a rischio la sopravvivenza della parrocchia, finora scongiurata grazie all’opera di don Renzo. “Ormai siamo una famiglia, un piccolo popolo che vive intorno alla nostra chiesa.

A noi basterebbe qualcuno per dire messa – dicono in coro i parrocchiani – a preparare i ragazzi al catechismo, alla cresima ci pensiamo noi”. Una vera e propria preghiera alla Curia. Anche se per colmare il vuoto lasciato da don Renzo servirebbe un miracolo.
felice.manti@ilgiornale.it

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