Padre Giancarlo Bossi è stato rapito da un comandante rinnegato vicino ad Abu Sayaf, un pericoloso gruppo di tagliagole islamici che insanguina il sud delle Filippine. Non a caso nelle ricerche del missionario italiano partecipa anche un aereo spia americano, che fa parte di una task force anti terrorismo operante al fianco dellesercito filippino. Mohaquer Iqbal, capo negoziatore del Fronte islamico Moro di liberazione nazionale (Milf) con il governo centrale di Manila, ha rivelato ieri ad alcuni giornalisti filippini, che la mente del sequestro avvenuto domenica mattina sarebbe Akidin Abdulsalam. Noto con il nome di battaglia di Aka (compagno) Kiddie faceva parte dello storico movimento separatista islamico del sud delle Filippine, il Fronte Moro di liberazione nazionale (Mnlf). Uscito dal Fronte, in contrapposizione allala moderata che punta al negoziato, si è avvicinato ad Abu Sayaf. Il fratello di Kiddie, Waning Abusalam sarebbe stato riconosciuto da testimoni nel commando che ha sequestrato padre Bossi. Iqbal, il negoziatore dei ribelli islamici, ha dichiarato che «se cè di mezzo Kiddie vuol dire che il rapimento del prete è un lavoro di Abu Sayaf». Questultimo è un gruppo terrorista, legato ad Al Qaida, tristemente noto per i rapimenti di occidentali e la decapitazione di alcuni ostaggi. I suoi comandanti più famosi sono stati uccisi nellultimo anno, ma diverse cellule rimangono pericolose e attraggono gli insoddisfatti degli altri movimenti armati islamici.
La «prigione» potrebbe trovarsi nella base di Abu Sayaf nellisola di Jolo, anche se il generale Ben Dolorfino, comandante dei marines filippini è convinto che lostaggio sia stato trasferito nella parte settentrionale dellisola di Mindanao. Non a caso partecipa alle ricerche anche un aereo spia americano, P3 Orion, mentre a Jolo è in stato di allerta la base dei corpi speciali Usa, che fin dal 2002 appoggiano le forze armate Filippine nella lotta al terrorismo, pur non potendo partecipare ad azioni in prima linea. Il Fronte islamico Moro di liberazione nazionale ha dato ordine ai suoi miliziani di collaborare nelle ricerche dellostaggio italiano. Ieri i vescovi filippini hanno lanciato un accorato appello a favore di don Bossi: «Imploriamo i rapitori e preghiamo affinché venga liberato al più presto».
Per il momento non è arrivata alcuna rivendicazione, né richiesta di riscatto e limpressione è che i religiosi puntino ad aprire il prima possibile un canale autonomo di dialogo e trattativa.
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