Il gay savonese Francesco Zanardi aveva chiesto le dimissioni del vescovo di Savona-Noli per una sorta di «responsabilità oggettiva» per la presenza di un sacerdote pedofilo (di cui lui stesso sarebbe stato vittima) nella Diocesi. Ma il sacerdote accusato è già stato allontanato proprio dal vescovo oltre sette mesi fa. E per di più è in corso la pratica canonica per la sua riduzione allo stato laicale. La voglia di creare scandalo ad ogni costo fallisce il bersaglio grosso. In questo caso la Chiesa dimostra di aver agito senza prima aspettare che il caso diventasse di pubblico dominio, dimostrando la volontà di non «coprire» i propri sacerdoti. È stato ieri lo stesso vescovo di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi, a spiegare che le accuse di complicità e le conseguenti richieste di dimissioni non reggono. Nei giorni scorsi Zanardi aveva denunciato pubblicamente di avere subito violenze da ragazzino, ricordando di aver denunciato la cosa alla Diocesi che, secondo lui, non avrebbe agito in alcun modo.
Monsignor Lupi, senza esprimere giudizi definitivi sul sacerdote accusato di pedofilia, precisa comunque che «dal settembre 2009 non esercita più il ministero sacerdotale ed è in corso la pratica canonica per la sua dimissione dallo stato clericale». In ogni caso la diocesi savonese «rimane disponibile ad ogni ulteriore chiarificazione nelle sedi competenti, affinché la verità possa emergere pienamente». Il sacerdote allontanato, N.G., ha circa 55 anni e per molto tempo ha retto una parrocchia del savonese.
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