Cronaca locale

Prevenzione delle catastrofi, Milano passa l’esame

Città promossa per i piani di sgombero. In 8 comuni lombardi su 10 ci sono case in aree a rischio

Domenica scorsa 44 millimetri di pioggia («quantità normale» assicurano gli esperti del meteo) hanno fatto uscire dagli argini Lambro e Seveso in due punti. «Con i soldi della vendita delle Sea costruiremo un canale a Niguarda», ha ricordato il giorno dopo il sindaco. «Segno che il problema esiste, in tutta la Regione», ha spiegato ieri Legambiente presentando il dossier sui comuni lombardi in pericolo per frane e alluvioni. Secondo il ministero dell’Ambiente e l’Unione della province sono 914 (il 59 per cento del totale, Milano è nella lista) quelli a rischio. Legambiente ha chiesto ad ognuno di raccontare interventi e situazioni di pericolo, arrivando a conclusioni «non certo incoraggianti».
Se la cava Milano che, quanto a interventi di prevenzione (manutenzioni di alvei, piani di emergenza in caso di catastrofe, informazione ai cittadini) è settima - buono il giudizio - nella graduatoria dei 115 centri che hanno risposto al questionario inviato dall’associazione. Il Comune lombardo più virtuoso è Palazzolo sull’Oglio (9,5 il punteggio, «ottimo» il giudizio); fra i tre con il voto più basso (zero) c’è anche Giussano, nel Milanese. A mancare, spiega Simone Andreotti, responsabile protezione civile di Legambiente, è spesso la prevenzione. «L’84 per cento del comuni a rischio ha autorizzato la costruzione di case vicino a fiumi o zone franose, in metà dei casi ci sono addirittura fabbriche», ricorda. «Abbiamo la protezione civile migliore del mondo - aggiunge Andrea Poggio, presidente lombardo dell’associazione-. Quando succede la catastrofe la macchina dei soccorsi si muove perfettamente. Ma si fa poco per evitare che la frane o l’alluvioni accadano». Poggio ricorda che il 45 per cento dei centri lombardi ammette di non svolgere attività di manutenzione ordinaria ai corsi d’acqua, solo il 48 per cento si è posto il problema di spostare case o fabbriche dalle zone a rischio. «E quasi nessuno, alla fine, ci riesce - continua -. I sindaci non riescono ad opporsi alle pressioni economiche. E continuano a nascere palazzi vicino ai fiumi».
L’associazione ha lanciato l’«operazione fiumi». I volontari sono andati a ripulire le sponde del Ticino e hanno spiegato ai residenti come comportarsi in caso di alluvione. In questo, i Comune lombardi si dimostrano virtuosi. L’87% è provvisto di un piano di azione in caso di catastrofe, un terzo ha organizzato esercitazioni, ma solo il 18 per cento ha informato i cittadini. «Ma il problema resta la prevenzione - insistono Andreotti e Poggio-.

Il dossier ci dice che la situazione, anche in Lombardia, è preoccupante».

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