Infermieri, le mani M5s sulla Cassa già segnata da investimenti azzardati

Nel mirino pure titoli legati alla Ferragni. Scontro sul nuovo vertice

Infermieri, le mani M5s sulla Cassa già segnata da investimenti azzardati
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È triste il destino degli eroi del Covid. Dimenticati dalla politica, richiestissimi all’estero, gli infermieri italiani sono alle prese con il rinnovo della loro cassa previdenziale, prima previsto dal 19 al 21 marzo, poi rinviato a oggi e fino al 15 aprile. L’Enpapi che deve garantire le pensioni agli infermieri è in crisi, come del resto altre casse minori (di ieri l’analisi sul settore di Osvaldo De Paolini), fiaccata da una gestione non sempre impeccabile, che ha visto investimenti non modesti della società Fenice srl nei titoli legati alla galassia di Chiara Ferragni, la cui credibilità come influencer e imprenditrice sono in picchiata a causa delle ben note vicende giudiziarie che la coinvolgono (da Balocco a Trudi).
Iniziano oggi le operazioni di voto - esclusivamente in modalità elettronica - per il rinnovo del vertice dell’ente, commissariato dal 2019 per le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto la precedente gestione e presieduto dal 2020 da Luigi Baldini, nominato dal governo Pd-M5s. Nel mirino delle critiche di chi chiede a Mef e magistratura un nuovo commissariamento c’è proprio Baldini. La criticità della segretezza del voto e della sicurezza sistema - recentemente rinnovata, esattamente il 25 marzo scorso - è già stata sottoposta alla magistratura: alcuni infermieri che si sono logati tramite Spid si sono trovati nell’area riservata di altre persone.
Ma non basta. Perché gli aventi diritto al voto sarebbero solo 46mila sui 96mila iscritti, come se il diritto venisse garantito solo alle «posizioni previdenziale contribuenti», non a tutte quelle presenti, allargando la platea anche agli assistenti sanitari con un computo considerato sproporzionato e fuori legge anche a causa della possibilità di esprimere un solo voto, anziché più consensi come in precedenza. Anche il numero di delegati da eleggere è inferiore rispetto al previsto (117 anziché 139) e vengono posti paletti alla candidabilità ativa e passiva che di fatto fanno fuori tanti nomi scomodi per l’attuale vertice. Una serie di arbitrii su cui ha espresso le sue riserve il ministero del Lavoro, che avrebbe dovuto approvare le modifiche. Una parte dei rilievi è rimasta inascoltata.
Suscita dubbi anche la composizione della commissione elettorale, che non sarebbe affatto «terza» rispetto a Baldini.

I maligni sostengono che a spuntarla dalle urne potrebbe essere l’ex parlamentare M5s Stefania Mammì, nuovamente vicina a Baldini dopo un forte litigio (qualcuno dice di aver sentito lei dire a Baldini «come ti ho messo lì, ti tolgo»).
Qualcuno salvi gli eroi del Covid dalle grinfie grilline.

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