Cronache

Preziosi: «Il Genoa di oggi è il nostro colpo di mercato»

Preziosi: «Il Genoa di oggi è il nostro colpo di mercato»

Confessioni di un italiano che da cinquant'anni mastica calcio a livello professionale.
Quando - dopo la strabenedetta sconfitta di Catania: vedi alla voce Milito - l'ho visto battere uno spento Milan e perdere a Palermo, battere una tosta Roma e perdere a Firenze, ho pensato (e purtroppo detto e scritto): questo Genoa allenato dal brillante ma spericolato Gian Piero Gasperini ha un organico ampio, atleticamente e tecnicamente dotato, ma più che a un 7°-9° posto non può ambire. Invece, vittoria sul Napoli e bis a Siena, e vai! Altro che Fiorentina Napoli Palermo Lazio e Udinese! Dopo la «ventiduesima» il Grifone è 4° in classifica a 3 punti dalla terza (Juve) e 4 dalla seconda (Milan), con 3 punti di vantaggio sulla quinta (Roma) cui andrà a far visita domenica prossima a pancia in dentro e petto in fuori. Bravo naturalmente Gasperini, ma bravo soprattutto Preziosi, presidente d'assalto ambizioso e inquieto per antonomasia, che trovato finalmente l'«ubi consistam» ha basato il Grifo sul cemento armato.
Quando l'ho visto perdere la quinta partita in fila, un solo gol fatto e 10 subiti, ho pensato (e purtroppo detto e scritto): questo Cagliari allenato dal brillante ma spericolato Massimiliano Allegri all'esordio su una panchina di serie A non lo salva più nemmeno Maragliano. Invece, 0-0 ospitando il Milan e vittoria a Torino granata, e vai! Dopo la «ventiduesima» il Cagliari è 7° in classifica a un punto dalla zona Uefa. Bravo naturalmente Allegri, ma bravo soprattutto Cellino, presidente d'assalto ambizioso ed effervescente per antonomasia, che dopo avere approntato un organico tosto ed equilibrato ha finalmente saputo tenere a freno l'ondivago istinto naturale.
Conoscendo la mia propensione a giocare d'anticipo, bonariamente mi ammoniva Fulvio Bernardini: attento, perché il calcio fa parlare e tacere nel giro di sette giorni. Come sempre, aveva ragione da vendere, vecchio saggio Profeta stoico cultore di Belli Petrolini e Pascarella, storico Dottore in Scienze della palla che rotola. Allora lui diceva ogni 7 giorni, ora sicuramente direbbe ogni 3! Forse proprio in istintivo omaggio al Profeta, che lasciò indelebile traccia di sé nel mondo blucerchiato, l'unica previsione che stavolta ho centrato - tenendomi ampiamente sul sicuro - è stata purtroppo quella che ha riguardato la Sampdoria di Walter Mazzarri. Sapendola impegnata su 3 fronti, fatalmente non di rado ogni 3 giorni, ho detto e scritto in partenza che era un azzardo affrontare un'avventura così impegnativa con un organico ristretto - tanto per restare all'osso - dalla forzata indisponibilità di Bellucci, la lungodegenza di Campagnaro, l'eccessiva maturazione di Bonazzoli e l'immaturità di Fornaroli. E naturalmente, poiché le disgrazie quando devono avvenire avvengono, è scappato Bottinelli e - soprattutto - si è rotto il fondamentale Palombo. Risultato: dopo la «ventiduesima» la Sampdoria di Mazzarri, eroicamente ancora in corsa in Coppa Uefa (sedicesimi) e Coppa Italia (semifinale), è sest'ultima in classifica con 6 punti di «buono» sul livello retrocessione.
Per fortuna nella disgrazia, l'opportunità del mercato di riparazione di gennaio ha sollecitato lo scatto d'orgoglio del presidente Garrone e del suo braccio destro Marotta. Pazzini era il meglio del meglio reperibile, come ha prontamente dimostrato sul campo col gran gol di Verona: uno sforzo della Proprietà che mi auguro sottintenda la ferma volontà di salvare Palombo e Cassano in prospettiva futura. Raggi (purtroppo subito appiedato, ma pazienza) Ferri e Da Costa sono tre giganti come minimo in grado di migliorare il colpo di testa in una difesa che - specificamente sulle palle alte: vedi alla voce Chievo - non si sta coprendo precisamente di gloria.

E ora, sotto col Siena: 3 punti come con la Lazio, o son dolori.

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