Genoa: un pareggio come quello strappato all'Atalanta va firmato con i gomiti. Il presidente Preziosi, in tribuna, era matto nei confronti di Kucka e Malesani. Però è stato lui a far sì che Kucka si sentisse già interista, lui a rivoltare l'organico come un calzino per chiudere la campagna estiva con 25 miliardi di attivo. Si capisce che chi vede Pratto pensa d'istinto a Gilardino (straparlando del quale si sono create attese destabilizzanti) che inaugura il campionato segnando il suo 141° gol in serie A; si capisce che chi vede Antonelli pensa d'istinto a Criscito andato a giocare a livello mondiale.
A occhio e croce vedo 7-8 organici più equilibrati di quello del Grifone, che allarma nel settore difensivo. D'altronde, la filosofia calcistica di Preziosi è chiara come il sole e Malesani deve andarci cauto a stimolarne garbatamente l'orgoglio ricordandogli «che ha potenzialità che nemmeno lui conosce e non ha ancora vinto niente». Potrebbe risultargli fatale. E devono stare attenti quanti - tifosi e commentatori - continuano a fare le pulci al patròn. Se Preziosi si stufasse, il Genoa rifinirebbe in mano a qualche avventuriero di passaggio; o chiuderebbe bottega. Preziosi dobbiamo accettarlo tutti di buon grado così com'è. A Preziosi non frega niente dell'Europa League, che procura solo spese e disagi. Gli interesserebbe eccome andare in Champions per esserne gratificato da utili e consensi a piene mani, ma si guarda bene dal provarci per non restarne fatalmente invischiato.
Pensa Preziosi, e non so dargli torto: visto lo strapotere della concorrenza e considerata la nostra dimensione, per fare una squadra che punti alla Champions dovrei pesantemente indebitarmi, con la corposa probabilità di non farcela comunque e restarne beffardamente inguaiato. Allora accettiamo di buon grado la sua filosofia di abilissimo commerciante calcistico d'alto bordo che avendo allestito un grande settore giovanile e movimentando un centinaio di giocatori all'anno invariabilmente garantisce al Grifone la parte sinistra del tabellone di serie A proponendoci al giro fior di campioni e pazienza se talora conditi da qualche mezza tacca. E auguriamoci che l'Airone si metta a volare, e che Malesani faccia un po il Ballardini, proteggendo acconciamente una difesa così compassata che presa d'infilata va in tilt.
Sampdoria Una vittoria come quella strappata ad Empoli è una pietra miliare sulla via della promozione. La Sampdoria ha una difesa fragile che non sale, gioca in affanno e pasticciato fino alla trequarti, palle lunghe e pedalare, ma ha un portiere extra strong, due esterni d'attacco (al sontuoso rendimento di Semioli presto si adeguerà quello di Foggia) da serie A e almeno tre bomber (Pozzi, Bertani e Piovaccari) che vedono la porta grande come una casa; mentre Atzori - fortunatamente convertito al «4-4-2» - ha infuso nel gruppo uno spirito di sacrificio da samurai. Purtroppo la Sampdoria (da 3 anni manca un terzino destro!) è priva di esterni bassi da promozione. Mentre Castellini a sinistra non appoggia ma almeno difende, spiace vedere Volta, valido stopper, mandato al martirio senza protezione sulla fascia destra e mi chiedo: dov'è finito Rispoli? Al centro, poi, urge il ritorno del miglior Gastaldello. E semmai si provvederà a gennaio.
Quattro turni di campionato hanno già delineato tre potenziali rivali dei blucerchiati nella corsa ai primi due posti che varranno direttamente la serie A: con il Padova di Dal Canto, venerdì di scena a Verona, il Torino di Ventura e il Brescia di Scienza che lunedì se la vedranno a singolar tenzone. Mentre con il Pescara di Zeman incuriosisce il Grosseto di Ugolotti che sabato pomeriggio farà visita a Marassi (ore 15): l'avversario giusto per darci una più esatta dimensione blucerchiata.
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