Marcello Di Dio
da Roma
Il caso Genoa, ma anche il legame con la Gea evidenziato dal rapporto dei carabinieri. Questi i temi principali dellaudizione in due parti dellex presidente dei Grifoni Enrico Preziosi. Nella stagione oggetto dellindagine (il 2004-2005) la squadra rossoblù militava nel campionato cadetto e dopo il caso dei giocatori ceduti sullasse Juventus-Genoa-Como, il nome di Preziosi figurava nellelenco dei direttori generali, dei presidenti e dei clan «controllati» dalla società di procuratori facente capo ad Alessandro Moggi, figlio dellex dg bianconero. «Ho chiesto io di essere ascoltato - ha riferito Preziosi - ma posso dirvi che abbiamo parlato più del Genoa che del sistema Moggi. Anche se questo è un mosaico, è tutto collegato e se si toglie una mattonella cade tutto, come è successo. Io avevo denunciato queste cose due anni fa, fui preso per pazzo. Se sono una vittima? Direi parte lesa ma consapevole, tutti attori di questo baraccone».
Preziosi ha ricordato la triste pagina del Genoa, retrocesso in C dai giudici della Caf. «Una pagina vergognosa, fu una sentenza dura. Ricordatevi che dopo il processo sportivo fu ritrovato, tra gli altri, un bigliettino dei giudici dove cera scritto Viva la camorra. E su questinchiesta sta indagando la Dda di Napoli...». Sul presidente della Lega calcio Galliani ha detto: «Eravamo tutti consci di quanto accadeva, lui ha rappresentato il modo di vivere il calcio così come era inteso fino a ieri, ma non può essere lunico responsabile». Infine il giudizio su quello che potrebbe essere lesito del processo sportivo: «La Juventus in B? Sarebbe una promozione. Se si dovessero seguire i parametri che hanno portato alla condanna del Genoa, allora i bianconeri dovrebbero andare nei dilettanti. Ma non dovrà pagare solo la squadra torinese...».
Intanto in Procura a Roma, dopo gli interrogatori di procuratori e calciatori nellambito dellinchiesta sulla Gea, è stata la volta dei presidenti, ma anche di un direttore sportivo, quello del Siena Giorgio Perinetti, ascoltato per la seconda volta dai pm Palamara e Palaia. E la sua audizione è stata caratterizzata da uninterruzione, forse concessa al dirigente per riflettere su possibili contraddizioni. Le operazioni di mercato con la Juventus e, più in generale, la compravendita di calciatori legati alla Gea sono stati al centro dei tre atti istruttori. I patron Aldo Spinelli (Livorno) e Paolo De Luca (Siena) risultano nellindagine - come Preziosi - tra i presidenti «controllati» dalla società di procuratori. Spinelli ha parlato più che altro della cessione ai bianconeri di Giorgio Chiellini e dei prestiti di Adrian Mutu e Raffaele Palladino. «Tutto regolare - ha detto il presidente del Livorno - cedetti Chiellini alla Juve e non alla Roma per il semplice motivo che i bianconeri mi offrirono sei milioni e mezzo di euro, mentre lofferta arrivata dalla capitale era la metà. Mutu ci fu offerto perché la Juve non poteva più tesserare extracomunitari».
Con De Luca, che peraltro non ha mai negato rapporti di mercato con la Juventus di Luciano Moggi, si è anche parlato dei calciatori in comproprietà o in prestito dai bianconeri al Siena e in particolare delle modalità di esonero di Simoni e lingaggio di De Canio (allenatore legato alla Gea). «Ho massima fiducia nella giustizia», si è limitato a commentare dopo linterrogatorio durato un paio dore. E oggi nuove audizioni.
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