Il prezzo della benzina è tornato a quota 1,334 il litro. È il livello più alto dal 13 gennaio del 2009, in cui il prezzo era a 1,328. Il cambio delleuro con il dollaro attualmente però è di gran lunga migliore per noi che in gennaio. Infatti attualmente un euro si cambia con i dollari a 1,48 mentre il 13 gennaio il cambio era 1,32. Si tratta di ben 15 punti di differenza, ossia di una percentuale dell11%, che dovrebbe riflettersi in un minor prezzo della benzina di un 6%, tenuto conto che le imposte indirette gravano su di essa per circa 0,70 euro (0,564 di imposta di fabbricazione più Iva del 20%).
Andiamo però a controllare il divario del prezzo, nelle due epoche. Attualmente il barile di petrolio costa molto più di allora, circa 80 dollari. In gennaio il barile (circa 158 litri) costava appena 33 dollari, ma il prezzo della benzina era ancora al livello di 1,33. Per avere un prezzo al barile confrontabile con quello attuale dobbiamo andare indietro, al settembre 2008, poco prima della crisi. Allora il barile costava 100 dollari, il 25 per cento in più, mentre la benzina costava 1,47 il litro, il 10% in più mentre il dollaro era a 1,44, un altro margine di rincaro di un 3%.
I conti tornano per il prezzo alla pompa. Ma non tornano per il grezzo. La quotazione di 80 dollari il barile è decisamente speculativa, nel senso tecnico di questo termine. Infatti non cè per il momento, una robusta crescita economica. Cè solo la fine della recessione, con promettenti segnali di ripresa.
La speculazione sui mercati delle materie prime, favorita dal bassissimo tasso di interesse, scommette sul futuro aumento di domanda, in modo esagerato. Infatti i consumatori hanno cambiato abitudini, sono passati ad auto a bassi consumi, usano di più i mezzi pubblici, anche perché è aumentata la disoccupazione. Dunque, si fa incetta di petrolio grezzo, sulla carta, senza acquistarlo, ma prenotandolo con contratti a termine a basso costo finanziario, che configurano, probabilmente, condotte di monopolio di tali «traders», che nessuno, a livello internazionale, si preoccupa di controllare.
Ma le anomalie non finiscono qui. Consideriamo il gennaio del 2009, quando il barile di petrolio costava un terzo che nel settembre del 2008. Il prezzo della benzina era solo del 10% più basso. E ciò non si spiega con il cambio euro-dollaro, la cui variazione fra le due epoche è solo di un 6%.
Ciò dimostra una cosa molto semplice. Che quando il prezzo del barile sale, la benzina sale rapidamente di prezzo, mentre quando il prezzo del barile scende, anche vorticosamente come è accaduto durante la crisi dal settembre del 2008 a metà del 2009, il prezzo della benzina non scende con altrettanta tempestività. Anzi, rimane per vario tempo su livelli che hanno poco a che fare con il prezzo allorigine. Va anche osservato che il petrolio grezzo al litro con la quotazione di 80 dollari costa, all'origine, solo 50 cent. E pertanto incide sul prezzo attuale per 33 centesimi di euro. Quando il barile costa 33 dollari, il litro costa 21 cent ossia 17 centesimi di euro. E quando il barile costa 100 dollari, il litro viene 64 cent, pari a 42 centesimi di euro al cambio attuale.
Un enorme divario con il prezzo alla pompa. Che non si spiega anche aggiungendo al costo allorigine le imposte indirette che sono 0,550 centesimi più Iva del 20% sul prezzo al consumo netto di Iva. E la modesta incidenza del costo del grezzo sul prezzo finale non giustifica la grande fluttuazione di questo quando varia il prezzo allorigine. Una modesta quota del divario fra i due prezzi è dovuta al costo del trasporto. Ma gran parte di tale divario e del comportamento neurotico del prezzo della benzina, quando rincara il greggio sui mercati internazionali deriva dalla strozzatura costituita dalle raffinerie. Queste non sono abbastanza numerose perché ci sia fra loro concorrenza, in quanto i permessi ambientali per costruirle e ampliarle sono scarsi.
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