«Prezzi dei farmaci gonfiati» La Menarini sotto inchiesta

Associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di denaro proveniente da attività illecita; truffa continuata ed aggravata ai danni dello Stato; ricettazione di materie prime utilizzate in farmacologia, riciclaggio e violazioni fiscali.
Ecco le ipotesi di reato per le quali la Procura di Firenze, e l’Ufficio antifrode della direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate della Toscana ed il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma, stanno svolgendo accertamenti a carico della Menarini (il primo gruppo farmaceutico italiano) e di altre aziende collegate alla società.
La Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto il sequestro di denaro e beni per 1 miliardo alla casa farmaceutica. La cifra sarebbe quella che, secondo gli investigatori, sarebbe stata fatta rientrare in Italia con lo scudo fiscale ma frutto di condotte illecite. Le indagini riguardano un arco di tempo che parte dagli anni ’90 fino ad oggi e magistratura e forze dell’ordine ritengono di aver individuato la giusta chiave di lettura per smascherare le sofisticate operazioni societarie sviluppate a livello internazionale per la presunta truffa. Questi movimento avrebbero realizzato tre obiettivi, spiegano gli investigatori: gonfiare i prezzi dei farmaci in danno del Servizio sanitario nazionale, costituire fondi neri all’estero e frodare il fisco.
Le indagini riguardano l’attività del gruppo Menarini nella parte che riguarda la commercializzazione di farmaci come licenziatario di principi attivi i cui diritti di brevetto appartengono a grandi imprese farmaceutiche internazionali. In particolare, si contesta al principale indagato (per il momento le persone sotto inchiesta sono quattordici) Alberto Aleotti, presidente del gruppo, di avere creato una struttura commerciale fittizia grazie alla quale sono stati gonfiati i costi delle materie prime necessarie per la produzione dei farmaci commercializzati in Italia dalla Menarini. La società avrebbe così ottenuto che i prezzi al pubblico delle specialità medicinali fossero determinati dalla competente Autorità amministrativa in misura ingiustificatamente elevata. Dell’alterazione fraudolenta dei prezzi poi beneficiavano anche società straniere. Infatti il prezzo alterato dei farmaci ottenuto dalla Menarini veniva attribuito anche al diverso farmaco prodotto dalle società straniere con il medesimo principio attivo. Sospetti a cui si attendono riscontri. Cone spiega Sergio Dompè, presidente di Farmindustria. «Io sarei molto prudente: parliamo di un’azienda nota a livello internazionale, con 13 mila dipendenti, il 60% di export in 60 Paesi del mondo», dice. Se ci sono responsabilità sono il primo a chiedere che se ne risponda al 100%, ma prima bisogna aspettare i risultati delle indagini. Conosco personalmente l’azienda e la famiglia che la guida e mi suona molto strano», ha concluso Dompè.
«Accuse prive di fondamento- taglia corto Lucia Aleotti, figlia del presidente e menbro del comitato esecutivo del gruppo -.

il prezzo dei farmaci è determinato dalle autorità competenti solo ed esclusivamente sulla base della loro efficacia e valore terapeutico, senza alcuna possibilità di includere, in tale valutazione, il costo delle materie prime».

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