Primarie Usa, i superdelegati lasciano Hillary per Obama

Il primo manipolo di super delegati che avevano giurato fedeltà all’ex first lady ha cambiato bandiera. E Obama si riscopre favorito nella battaglia per la nomination del partito

Primarie Usa, i superdelegati 
lasciano Hillary per Obama

New York - Il primo manipolo di super delegati che avevano giurato fedeltà all’ex first lady democratica Hillary Clinton ha cambiato bandiera e ora è al fianco del senatore dell’Illinois Barack Obama nella battaglia per la nomination del partito in vista delle prossime presidenziali.

L'appoggio a Barack I super delegati sono deputati, senatori, governatori od eminenti figure del partito che hanno diritto di voto alla convention accanto ai delegati eletti nelle primarie e i caucus statali. In una corsa ancora incertissima i circa 800 super delegati sono considerati dagli addetti ai lavori la chiave per sbloccare il processo della nomination a favore di Clinton o di Obama. Tra i democratici che hanno cambiato schieramento o sono sul punto di farlo ci sono anche i deputati David Scott e John Lewis, un veterano del movimento per i diritti degli afroamericani. Non sono soli: anche Christine Samuels, fino a questa settimana una super delegata del New Jersey di Clinton, ha ufficializzato il suo sostegno per Obama. Altre due super delegate, Sophie Masloff della Pennsylvania e Nancy Larson del Minnesota, ora sono neutrali, dopo avere tolto il sostegno che in precedenza avevano dato all’ex first lady. Mercoledì, infine, un collaboratore dei Clinton di lunghissima data, David Wilhelm, capo dello staff dell’ex presidente nella campagna elettorale del 1992, ha dato a Obama il suo voto.

Il dilemma dei democratici Alla radice c’è "il dilemma" dei democratici, per dirlo con le parole dello stesso Clinton, ovvero la scelta tra il primo presidente afroamericano o il primo presidente donna. Insomma entrambi sono candidati graditi e passare dall’una all’altro non è percepita come una grande difficoltà. Il leader afroamericano Lewis, secondo il New York Times ha giustificato la scelta in parole molto semplici: "Devo rispettare la volontà dei miei elettori»" e loro hanno votato Obama con una maggioranza dell’80 per cento alle primarie della Georgia il 5 febbraio, nel suo collegio elettorale. La notizia del voltafaccia di Lewis, sulla prima pagina del quotidiano newyorchese, ha tuttavia fatto scalpore, al punto che la portavoce del deputato, Brenda Jones ha precisato e parzialmente ritrattato: si tratta di "osservazioni di carattere generale, non di intenzioni di voto", ha detto Brenda Jones. La decisione vera e propria arriverà nei prossimi giorni. Lewis in una intervista al Times ha paragonato Obama a Robert F. Kennedy per la sua capacità di creare entusiasmo. Il sostegno? "Potrebbe succedere sì - ha aggiunto - potrebbe succedere a molte persone di cambiare idea e appoggiarlo. Dobbiamo solo guardare il calendario e aspettare". Clinton ha perso otto primarie consecutive dopo il pareggio del super martedì e molti dei super delegati (in maggioranza finora a favore di Clinton) hanno drizzato le antenne. I delegati non eletti hanno il compito di sorvegliare sulla scelta di un candidato in grado di battere l’avversario repubblicano a novembre e, a dar retta ai sondaggi, Obama sembra avere armi migliori di Clinton contro il senatore dell’Arizona John McCain.

Perché il sostegno tardivo per Obama? Lo spiega il deputato democratico della Carolina del Sud Jim Clyburn, un’altra icona nella battaglia per i diritti degli afroamericani:

«Nessuno poteva prevedere l’affermazione di Obama». Clyburn è neutrale ufficialmente ma alcune settimane fa ha espresso severe riserve sul conto di Clinton e dei suoi presunti attacchi «a sfondo razziale» contro Obama.

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