da Milano
Lindustria italiana sembra essere uscita definitivamente dal cono dombra della crisi. Se tre indizi costituiscono una prova, dopo i buoni risultati di gennaio e febbraio laltrettanto positivo andamento di marzo di fatturato e ordinativi conferma che la ripresa è ormai a portata di mano. Anche se restano due incognite non trascurabili: il prezzo del petrolio e il prevedibile rallentamento delleconomia americana.
I dati diffusi ieri dallIstat fotografano comunque una situazione in miglioramento, soprattutto sul versante dei ricavi. È evidente che i rincari energetici hanno contribuito a «gonfiare» il giro daffari, ma il confronto con lo stesso mese del 2005 indica un robusto incremento del 14,5% che non può essere solo attribuito alla componente energia essendo il più alto tasso di crescita registrato dal gennaio del 2001. Laumento su base mensile è stato invece del 3,1%, risultato decisamente superiore al più 1,9% di febbraio, che dà la misura della vitalità dellapparato industriale. Il cui motore di ripresa continua a essere in particolare lauto (e quindi il gruppo Fiat), settore dove i ricavi sono aumentati del 63,9% su base annua. Più in chiaroscuro gli ordini: alla crescita del 9,3% su base annua, ha fatto riscontro una contrazione mensile del 3,4%. Un calo che non preoccupa gli analisti, i quali ricordano la volatilità di questi dati, sensibili tra laltro alle oscillazioni valutarie. Il bilancio del primo trimestre mostra così uno sviluppo del fatturato pari al 10,6% e un rialzo degli ordini dell'11%.
Il neoministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, mantiene tuttavia alta la guardia: «Sono segnali che confermano una possibile ripresa, ma da guardare con cautela» perché «forte è la componente dellauto e del petrolio, mentre ci sono ancora segnali evidenti di debolezza del made in Italy. Dunque trionfalismo poco, lavoro molto». Diversa la valutazione dell'ex viceministro all'Economia, Giuseppe Vegas (Fi), secondo il quale lIstat conferma «che la ripresa era già entrata in un ciclo positivo ben prima delle elezioni», mentre Riccardo Pedrizzi di Alleanza nazionale si chiede: «Ma lItalia non era allo sfascio? La verità è che la politica economica del centro-destra ha dato i suoi frutti.
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