Porto, moschea e sicurezza. Francesco Antonio Musolino è da 24 ore prefetto di Genova e ha già chiare in mente le priorità da affrontare. Tanto che di questi delicatissimi temi ha parlato con il presidente della Regione Claudio Burlando e il sindaco Marta Vincenzi. Pantaloni grigi fumo di Londra, giacca blu scuro, camicia azzurra e cravatta a piccoli pois bianchi, il numero uno di largo Eros Lanfranco arriva da una realtà non facile come quella calabrese. Nato a Reggio Calabria 58 anni fa, è sposato con un'insegnate e ha due figli che frequentano Giurisprudenza. Per una ventina d'anni ha lavorato nella prefettura del capoluogo calabrese prima come vice capo e poi come capo di Gabinetto. Nel 2000 è stato trasferito a Milano dove prima è stato capo di gabinetto e poi vice prefetto vicario. Nel 2005 è stato nominato prefetto di Crotone e nel 2007 di Cosenza. Le sue passioni sono la moglie e i figli, l'informatica e anche una Triumph Boneville «vintage» di cui va fiero e che custodisce gelosamente nel garage. Ama il trekking e le lunghe passeggiate e tifa per la Reggina. Non ha ancora scelto se la sua seconda squadra del cuore sarà la Samp o il Genoa.
«Sono molto contento - spiega Musolino - di essere stato trasferito a Genova. È una bellissima città che, peraltro, si è recentemente gemellata con Reggio Calabria. Cercherò di impegnarmi al massimo come ho sempre fatto e di mettermi subito al lavoro». Lunedì è già in programma il primo, importante, appuntamento istituzionale. In largo eros Lanfranco arriveranno i 5 senatori della commissione d'inchiesta sulla sicurezza in porto. Musolino incontrerà i senatori insieme ai rappresentanti locali delle istituzioni, dal presidente del porto Merlo al console della Culmv Benvenuti, ai rappresentanti di Confitarma e Confindustria. «Si tratta di un incontro programmato da tempo» spiega il nuovo prefetto.
Dal porto alla criminalità, all'ordine pubblico. «Ieri mi sono incontrato - continua Musolino - pure con il questore e i comandanti di carabinieri e Guardia di finanza. A Genova c'è un sottorganico del personale che tuttavia è fisiologico. In città credo che le forze di polizia siano in grado di mantenere la sicurezza e che l'impiego dell'esercito sia indicato, proprio perché ognuno deve fare il suo mestiere, soltanto in quelle situazioni di emergenza determinate dai fatti. Accanto all'esercito, poi, non bisogna dimenticare che si possono impiegare pure quelle nuove tecnologie, come le telecamere, che possono essere un buon deterrente per garantire la sicurezza. Fermo restando, ribadisco, sono soltanto le forze di polizia deputate a sovrintendere e svolgere tali compiti». «Sull'immigrazione - conclude Musolino - devo riconoscere che Genova non è certo Rosarno. Anche se la quantità di immigrati, soprattutto nel centro storico, è grande.
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