Prime mosse di Beltratti E sulle Fondazioni è polemica con Passera

Un accademico come Andrea Beltratti è probabilmente abituato a ragionare a vele spiegate ma ieri, quando ha sposato la tesi del presidente della Compagnia di San Paolo Angelo Benessia sull’opportunità che le Fondazioni compiano un definitivo passo indietro dal capitale delle banche, sembra aver fatto corrugare più di una fronte nel quartier generale di Intesa Sanpaolo.
«Credo che non sia solo l’auspicio del presidente Benessia, ma di molte altre Fondazioni. Riflette un’opinione comune», ha detto il professore bocconiano di recente salito alla presidenza del consiglio di gestione di Ca de’ Sass. «In un’epoca in cui le organizzazioni devono focalizzarsi sul loro core business, è opportuno che anche le Fondazioni dedichino le risorse alla loro missione principale che è lo sviluppo del territorio», ha aggiunto Beltratti.
L’economista-banchiere parlava a margine del suo primo incontro ufficiale col presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, ma questa idea stride con quanto aveva sostenuto, solo 24 ore prima, l’ad Corrado Passera. Che, replicando proprio a Benessia, aveva sottolineato come il fatto di poter contare sulle Fondazioni in qualità di soci stabili avesse permesso a Intesa di ragionare sul lungo periodo. Una «distanza» che rischia di disorientare il mercato, malgrado Beltratti abbia smentito ogni tensione con Passera con cui invece dice di avere un rapporto «positivo e collaborativo».
Dichiarazioni ufficiali a parte, Intesa continua a fare i conti con i subbugli e i malumori del mondo torinese. Con la frattura apertasi dopo la candidatura di Domenico Siniscalco al vertice del gruppo, benedetta dal sindaco Sergio Chiamparino ma poi fallita, e il golpe contro Benessia sventato dall’interessato solo in extremis. Beltratti, che dalle prime interviste concesse in occasione del suo insediamento aveva dosato in autonomia le proprie dichiarazioni, continua quindi a mostrarsi allineato alla gestione Benessia. La stessa che negli anni scorsi aveva stretto la presa su Intesa fino al 10% nel tentativo di contare di più e che ora rilancia l’opportunità di una nuova «privatizzazione» del capitale delle banche. Malgrado questa non sembri essere la posizione predominante neppure tra i soci dell’Acri, dove il presidente Giuseppe Guzzetti si è finora speso per lo status quo. Ma proprio con Guzzetti, che con la Fondazione Cariplo è il secondo grande azionista di Intesa, si è consumato una parte importante della battaglia di Benessia, pronto a rinunciare alla governance duale di Intesa pur di ottenere un riequilibrio dei rapporti di potere tra Milano e Torino.


Se la Compagnia deciderà di disimpegnarsi progressivamente da Intesa, il presidente Giovanni Bazoli dovrà ricorrere a tutta la propria diplomazia per ricomporre il nucleo forte. Ma Beltratti ora rappresenta la voce della banca e sarà chiamato a prendere la parola anche lunedì all’assemblea di Bankitalia, di cui Intesa è il primo socio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica