Il primo slalom lancia Rocca verso i Giochi

L’azzurro coglie il suo settimo trionfo in una gara a eliminazione. Male le ragazze

Il primo slalom lancia Rocca verso i Giochi

Maria Rosa Quario

Per una volta, è andata storta agli altri. E Giorgio Rocca comincia la sua stagione di slalom come meglio non si può, vince lo slalom di Beaver Creek davanti a tre giovani outsider, Tissot, Ligety e Jansrud nell’ordine, si intasca 100 punti e può dedicare al figlio Giacomo di appena 13 giorni la settima vittoria della sua carriera. Beaver Creek regala ancora una volta spettacolo vero, il tempo ci mette del suo, con vento e nebbia che nella seconda manche sconvolgono le carte in tavola, mentre la prima è sconvolta dalla tracciatura del croato Jovan che manda ko ben 28 concorrenti. Non Raich, non Rocca, non Matt, i primi tre a metà gara, che tre ore più tardi scendono per ultimi quando al comando c’è un incredulo Stephane Tissot, venticinquenne di Megève, figlio di una ex slalomista spagnola, Conchita Puig. Matt fatica e sbanda nelle buche, Rocca pennella con sicurezza e va in testa dilapidando però oltre un secondo di vantaggio, Raich parte fortissimo e incrementa sull’azzurro, poi nel piano finale va in bambola ed esce per la seconda volta in due giorni, confermando di non essere ancora al massimo della forma, mentale più che fisica.
Così, l’uomo che nella scorsa stagione aveva vinto più slalom di tutti, tre, ma era finito quarto nella classifica finale di specialità; l’uomo che ai mondiali di casa si era dovuto accontentare del bronzo e che pur essendo il numero uno italiano non ha trovato lo sponsor e corre con in testa il bollino dell’Unicef, lui, Giorgio Rocca, guarda subito tutti dall’alto in basso dopo una gara incredibile che vede in classifica solo cinque atleti del primo gruppo: oltre a Giorgio, Mario Matt e Akira Sasaki al quinto posto, Ivica Kostelic al settimo e Silvan Zurbriggen al nono. Per il resto una sfilza di nomi nuovi che fra poco non lo saranno più, anche se di certo le gare europee ridaranno un po’ d’ordine alle gerarchie, che spesso nel nord America vengono sconvolte anche per via delle diverse condizioni della neve.
Tutto regolare invece nel superG femminile di Lake Louise, dove l’Austria si è presa in un colpo solo quello che finora le era sfuggito. Dopo aver lasciato la vittoria a Maze, Fanchini e Kildow nelle prime tre gare della stagione, ieri ha fatto tripletta con Meissnitzer, Fischbacher e Dorfmeister, due veterane con in mezzo una ventenne, grande avversaria delle Fanchini nelle gare juniores ma ieri decisamente più brava di loro. Elena ventesima (e ancora migliore italiana, ma stavolta non c’è da stare allegri) e Nadia ventottesima non erano certo contente alla fine di una prova che non le ha mai viste in lotta per le prime posizioni.

Prime posizioni che continuano a respingere anche le due regione del circuito femminile, Anja Paerson e Janica Kostelic, davvero irriconoscibili sulla pista canadese: ritardo di condizione o forse problemi di materiale, chissà, sembra che non sappiano più sciare. Problemi di materiale forse ha anche Isolde Kostner, che ieri è finita ancora lontana, ventunesima a quasi due secondi, dicendo addio nel modo peggiore alla pista che ha sempre tanto amato.

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