Primo taglio delle province. Ma c’è il trucco

RomaFuoriuscita dalla porta della manovra economica, la limatura delle province (chiamarla taglio è un po’ troppo benevolo) rispunta nel disegno di legge sulla Carta delle autonomie, all’esame della Camera. La commissione Affari costituzionali ha approvato un emendamento presentato dal relatore Donato Bruno (Pdl) che fissa ad almeno 200mila abitanti, o 150mila se almeno la metà del territorio è montuoso, il limite per «fare provincia».
In base ai dati Istat 2009, l’Upi calcola che le province con meno di 200mila abitanti siano nove su un totale di 110. Ma lo «sconto montagna» dovrebbe salvarne cinque. Le province già «condannate» sarebbero quattro: Vercelli, Isernia, Fermo, Vibo Valentia. Si salverebbero invece Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Sondrio, Rieti, Crotone.
Le pochissime province coinvolte protestano. Lo stesso ministro della Difesa Ignazio La Russa dice che, fatta così, la limatura non produce alcun vantaggio. La nuova norma concede due anni di tempo per l’emanazione dei relativi decreti attuativi, sentite le province e le regioni interessate. Insomma, nessun taglio immediato anche se il sindaco di Fermo chiama la popolazione a un’immediata protesta di piazza. I risparmi di spesa sono trascurabili, anche perché «le risorse umane e strumentali», dai dipendenti alle sedi, saranno trasferite armi e bagagli a una provincia, o più province contigue.
Nello stesso momento, in Lussemburgo, Giulio Tremonti respinge le critiche per aver rinunciato al taglio delle province nella manovra. «Di questo problema si deve trattare nel luogo giusto, la Camera, e comunque il decreto - ricorda il ministro dell’Economia - riduce i trasferimenti finanziari alle province». Tremonti, incassata una prima approvazione europea alla correzione di bilancio, mette però alcuni precisi paletti per il viaggio del decreto in Parlamento: «Va bene la discussione, ma la manovra deve restare così com’è, a saldi e soldi invariati».
Tremonti conferma che uno dei cardini della manovra è rappresentato dalla lotta all’evasione fiscale. «A regime - spiega - sono previsti incassi di 6,6 miliardi di euro, ma abbiamo ragione di credere che la cifra sia sottostimata, e che i risultati saranno molto migliori». Già per l’anno in corso si annunciano «risultati straordinari», mentre per il 2011 il ministro prevede una cifra fra i,3 e 1,8 miliardi di euro.


Al contrario, il Partito democratico - che, col segretario Bersani annuncia una giornata di mobilitazione contro la manovra per il 19 giugno - ritorna al vecchio mantra delle tasse. Propone infatti una tassazione del 20% sulle rendite finanziarie «degli speculatori», con l’esclusione dei titoli di Stato.

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