Francesca Caria
C’era una volta il Principe Azzurro. Arrivava al galoppo sul suo cavallo bianco per salvare fanciulle rinchiuse in torri impenetrabili e antri oscuri, prigioniere di draghi o vittime di un sonno incantato. Nei casi peggiori era temporaneamente trasformato in rospo (o in una terrificante «bestia»), ma bastava il bacio d’amore della sua bella per farlo tornare in versione originale: affascinante ed eroico, pronto a tutto per la donzella del cuore. Bene, le bambine si rassegnino: ormai è roba sorpassata. Il principe delle fiabe versione 2008 non si dà certo da fare per soccorrere fanciulle in pericolo, né tantomeno per conquistarle. È diventato gay.
Così, almeno, è apparso a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, in una recita teatrale che chiudeva le attività del centro ricreativo estivo, gestito dalla Cooperativa Systema e organizzato dal Comune. La rappresentazione, in cui recitavano bambini dai 4 ai dieci anni, si proponeva di reinterpretare in chiave moderna le fiabe della tradizione. Il risultato?Un’allegra reunion delle eroine più celebri - da Cenerentola a Biancaneve - che si contendevano in scena l’amore del (c’era una volta) coraggioso cavaliere. Comodamente assiso sul suo scranno, come i giovani narcisi corteggiati nel programma tv pomeridiano Uomini e donne, il novello «principe-tronista» non si è però lasciato impressionare. Tutt’altro. Seccato dalle avances delle donzelle, ha preferito andarsene con un «amico». Una scena capace di far schizzare alle stelle l’audience di qualunque reality, per la gioia di Maria De Filippi.
Ma il principe «rosa» non ha per nulla entusiasmato i genitori che affollavano il teatro per applaudire i propri pargoli, in tutto 180 famiglie. «Noi ci impegniamo per insegnare ai nostri figli dei valori - ha commentato a caldo il papà Nicola Perna, leggendo nel «gran rifiuto» del principe una chiara dichiarazione di omossessualità -. Poi ti ritrovi in mezzo a una recita del genere: mi sono sentito offeso». Il problema, continua, non è tanto il fatto che siano state portate in scena figure gay, ma che ciò sia stato deciso «senza dialogo con le famiglie, senza pensare che a 4 anni i bambini prendono tutto per vero».
Il presidente della cooperativa Manuel Pucci respinge però le accuse. «Lo scopo era criticare il mondo della Tv, con i personaggi delle fiabe costretti ad apparire nei programmi per conquistare il cuore dei bambini». Non solo.
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