Principia, da dove parte l’opera d’arte

Il Salone è da sempre sinonimo d’innovazione e di sguardo verso il futuro. Un evento che va al di là dell’evento. Anche grazie alla felice tradizione d’affiancare alla manifestazione una serie di collaterals dalla precisa valenza culturale e forte impatto. La storia dei «fuori salone» inizia sin dal 1965: per enfatizzare la presenza di un nuovo padiglione dedicato alle aziende più attente al design venne organizzata una retrospettiva dedicata al design del mobile in Italia a cominciare dal 1945. Tornando all’oggi, tra le iniziative spicca l’ambizioso progetto 2011 Principia. Stanze e sostanze delle arti prossime ideato da Denis Santachiara con Solares Fondazione delle Arti, con il patrocinio del Comune di Milano. In piazza del Duomo si potrà ammirare un padiglione molecolare diviso in otto stanze ognuna delle quali esprime un principium originato dalla scienza, come motore per realizzare opere sonore, visive, architettoniche e di arti industriali. Lo scopo è far capire come il percorso della creazione di un’opera d'arte sia oggi più complesso, come i principia nel contemporaneo si siano moltiplicati e attraversino i sensi della percezione umana.
Agli otto ambienti si accederà attraverso uno spazio introduttivo in cui si evidenzieranno, attraverso i secoli, i rapporti nella produzione delle arti storiche con i principi matematici, geometrici, ottici, magnetici, elettrici ed elettronici che hanno caratterizzato la storia dell'arte. Da Giotto entrato in relazione con il principio del punto luce che dona tridimensionalità alle figure, a Brunelleschi e Leonardo che si sono ispirati al punto di fuga e alla prospettiva. E poi, Canaletto e Guardi con la camera oscura, resa in straordinarie vedute. Fino ai più recenti movimenti del Futurismo e Dadaismo che hanno incontrato il cinema o al Rotorilievo di Duchamp e Man Ray, da cui il principio della visione e l’Optical Art. Un percorso che porterà ai giorni nostri per far capire cosa succede nelle creazioni contemporanee, come gli artisti possono usare i nuovi principia per esprimersi. Giovani e importanti performer e scienziati, infatti, esporranno opere che usano un principium riconducibile essenzialmente alle ultime e più avanzate tecnologie. Dunque, non foto ma fotoni. Non video, ma frequenze elettromagnetiche. Non effetti 3D, ma algoritmi. Non motori elettrici, ma piuttosto flussi elettronici. Non peso ma assenza di gravità, non il visibile tecnico, ma l’invisibile sensoriale. Per rimarcare come la storia dell’arte abbia una storia peculiare che si è sviluppata ed evoluta attraverso i suoi principia.
Queste stanze spazieranno dalle nanotecnologie - uno scultore che propone grandi sculture si confronta con opere visibili solo al microscopio - ad artisti che lavorano con i neon creando opere attraverso i principi delle alte frequenze per trasmettere elettricità senza fili. E ancora l’algoritmo come principio per creare nuovi scenari urbani. Per arrivare ad artisti che sfruttano per le loro istallazioni il principio del suono spazializzato 3D. Qualche nome? Ludovico Einaudi, Marta de Menezes, Karin Sander, Pablo Valbuena, Julius Von Bismark e Matthias Gommel. Principia non è la solita mostra incentrata sul rapporto arte-scienza.

Fine ultimo è l'innovazione del linguaggio come stupore estetico, emozionarsi nuovamente come davanti a una delle vedute di Canaletto senza per forza comprenderne tutti i principi generatori della prospettiva. Principia è l'arte, il design, l’architettura, la musica, la moda viste dal punto di partenza piuttosto che dal punto di arrivo della creazione.

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