Il giorno della commozione, soprattutto. La Fiorentina ieri ha detto «addio» a un pezzo di storia viola. Molti forse non sanno chi fosse, e invece Maurilio Prini era un grande, la prima ala-tornante del calcio italiano. Un giocatore moderno, forte e veloce. Giocò anche in Nazionale, oltre che nella Fiorentina del primo scudetto. Semplice e generoso in una squadra di campioni. Lultimo verso di quella poesia in undici nomi che chi ha i capelli bianchi ricorda a memoria: Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Gratton,Virgili, Montuori e poi lui. Anche qualche ragazzo la conosce, questa filastrocca che evoca una storia mitica, quella del calcio più puro e romantico. Musica per le orecchie di chi ama il calcio, la formula magica di quella Fiorentina di 53 anni fa.
Commuove il saluto della Fiesole, ma se dovevamo salutare il grande Prini è stato bello salutarlo insieme al Toro. Tributare un ultimo applauso congiunto a lui e al grande Torino, nel sessantesimo anniversario della tragedia di Superga. E quasi ci dispiace, la partita di ieri. Non per il fatto di averla vinta, certo, ma per averlo fatto forse, non dico senza merito, ma con una partita un po molle, e con quel finale dubbio (era fuorigioco? Davvero io non lo so).
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