Privatizzazioni Atene cerca acquirenti per porti, banche, tlc e miniere

Alla Grecia, dopo il piano di privatizzazioni che il governo Papandreu sta mettendo a punto, resterà forse il Partenone. Se il tempio di Atena, che sovrasta la capitale, è difficilmente monetizzabile lo sono invece i porti, le compagnie delle tlc, luce, acque e anche la banca postale. Tutto all’asta insomma, isole comprese per un totale di 50 miliardi di introiti previsti dal governo. La lista dei beni sarà pronta nei prossimi giorni, ma secondo gli esperti non sarà sufficente a far fronte a un debito che arriva a 330 miliardi. Prendiamo la Ote, ossia le tlc. La quota del governo è del 16% mentre l’azionista di riferimento è dal 2008 Deutsche Telekom con il 30%. Il governo ha già proposto ai tedeschi l’acquisto di un 10% subito e del rimanente 6% durante l’estate. Il fatturato di Ote è intorno ai 6 miliardi. Poi ci sono i Porti. Quello del Pireo è il più grande d’Europa con 19 milioni di passeggeri: si stima che abbia un valore intorno agli 800 milioni. Contro i 350 di Salonicco. Tra le privatizzazioni ci dovrebbe essere anche la Hellenic Postbank, ex cassaforte delle poste greche, di cui il governo ha il 45%. E la Deh, una specie di Enel dell'Egeo, controllata al 51% che ha anche la proprietà della rete di distribuzione collegata con l'Italia. Fatturato 5,9 miliardi.

Sul piatto c’è Depa, monopolista del gas, con i suoi 970 milioni di fatturato e Larco, maggior produttrice di nickel in Europa, appetibile per le sue miniere. I beni all'asta potrebbero includere altre banche, ferrovie, lotterie, aeroporti e società di scommesse.

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