«Il problema di Milano?Coinvolgere la gente»

Entra di corsa in sala Alessi a Palazzo Marino. Sullo schermo le immagini del fresco trionfo europeo allo stadio Ullevi di Göteborg. È passato più di un mese, ma Stefano Baldini sembra venire direttamente da quella pista d'atletica. I muscoli sono tirati a lucido. Gli allenamenti a Castelnovo sono ripresi poco dopo il successo continentale a due anni di distanza dal titolo di Atene 2004. L'obiettivo è duplice: vittoria a New York e tentativo di record del mondo.
Nonostante il lavoro fisico resta il tempo per l'impegno da testimonial alla maratona di Milano?
«Sì. Userò la Milano City Marathon come tappa di avvicinamento al prossimo obiettivo: 5 novembre, maratona di New York. Correrò 20-25 chilometri come test in vista del mio ultimo impegno della stagione».
Cosa manca all'evento milanese per competere con i migliori del mondo?
«Milano ha il grande problema della partecipazione. Speriamo sia positivo in questo senso il cambio di data. E poi il coinvolgimento della gente si ottiene solo insistendo. Durante la Milano City Marathon si viene accolti dai pannelli con scritto «Maratona. Possibili disagi per il traffico. Serve qualcosa di più coinvolgente».
Quant'è importante Milano verso New York?
«Sarà una prova del nove fondamentale, come tutto il mese di ottobre. Sono alla ricerca di sensazioni positive».


Quando vedremo Baldini vincere in piazza Duomo?
«Non sono più giovanissimo. Credo di avere ancora poche cartucce da sparare: New York, una maratona in primavera, i Mondiali 2007 e le Olimpiadi di Pechino 2008. Più in là non vado».

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