Processione e ’ndrangheta ora indaga l’Antimafia

La vicenda dell’Affruntata di Sant’Onofrio, la rappresentazione religiosa sospesa dopo l’intimidazione subita dal priore della confraternita che l’organizza per il no alla partecipazione a affiliati alle cosche, approda alla Procura antimafia di Catanzaro.
Per il momento il fascicolo è ancora nelle mani dei magistrati della Procura ordinaria di Vibo Valentia che hanno disposto i primi accertamenti, ma già oggi i pm della Dda potrebbero avere il primo incontro con gli investigatori per cominciare a occuparsi direttamente dell’inchiesta. Una conferma, qualora ve ne fosse bisogno, che le indagini dei carabinieri di Vibo Valentia si sono indirizzate subito su una pista ben precisa per risalire agli autori dell’intimidazione, la ’ndrangheta. Troppe le circostanze che spingono verso questa direzione.
L’interesse degli affiliati per le rappresentazioni religiose è noto. Farsi vedere per le strade del paese con in spalla le statue dei santi, per gli ’ndranghetisti è un modo di affermare il loro potere agli occhi della gente. E il no imposto dal priore della confraternita del Santissimo Rosario di Sant’Onofrio, Michele Virdò, d’intesa col parroco don Franco Fragalà e su disposizione del vescovo di Mileto, mons. Luigi Renzo, è stato vissuto come un affronto. Da qui, è l’ipotesi investigativa, i due colpi di pistola sparati contro il cancello dell’abitazione di Virdò, alla vigilia di Pasqua, giorno dell’Affruntata.

Per cercare di risalire agli autori del gesto, i carabinieri hanno a disposizione anche una trentina di proiettili calibro 38 trovati in una nicchia del cimitero nel corso di una delle tante perquisizioni eseguite subito dopo il fatto. Per gli investigatori non vi sarebbero elementi per collegare i due fatti, ma una risposta definitiva potrà giungere dalla comparazione con quelli sparati la vigilia di Pasqua.

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