
In Franciacorta c’è un convento magico, quello della Santissima Annunciata. Un luogo in cui la spiritualità ti avvolge ma che ha anche una bellissima storia enologica che si intreccia con quella religiosa.
Incominciamo dalle origini. E’ il 1449 quando ai frati dell’ordine fiorentino dei Servi di Maria viene concesso di costruire un convento dedicato alla Santissima Annunciata alle pendici del Monte Orfano, a 260 metri sul livello del mare. Una struttura notevole, con un pregevole doppio chiostro, che verrà arricchita successivamente dall’affresco dell’Annunciazione dipinto dal pittore Girolamo Romanino. Il luogo diventa presto mèta di pellegrinaggio, anche Carlo Borromeo si spinge fin qui nel 1850. Fin dall’inizio i frati si dedicano anche alla coltivazione della vite, attività che si intensifica a partire dal Seicento.

Accade però che nel 1772 la Repubblica di Venezia sopprime molti luoghi e tra questi il nostro convento, che nei decenni successivi diventa albergo, ristorante, collegio con molti periodi di quasi abbandono. Nel 1960 infine torna alla sua funzione originaria e i frati riprendono a popolarlo. Tra essi c’è anche frate Sebastiano, che si dedica con passione e competenza al ripristino della coltivazione della vite. Ma la vita terrena ha le sue scadenze e quando Sebastiano sente avvicinarsi la sua ora per evitare che il suo lavoro vada perduto decide di affidare quell’amato appezzamento all’amico Vittorio Moretti, che nel frattempo era stato tra i precursori della Franciacorta del vino, in quel momento in piena espansione.
È il 1984 e il patròn di Bellavista, già allora un’eccellenza, si ritrova a gestire quel fazzoletto di terra magica, di 5,45 ettari. Moretti affida ai suoi tecnici lo studio di quella vigna, che mostra presto caratteri peculiari e di notevole qualità, assai diversi da quelli tipici di altre aree del territorio della Franciacorta. Si tratta di fatto del primo studio italiano nell’ambito della valorizzazione dei cru, ovvero vigne uniche per posizione geografica, composizione dei suoli, microclima, stile di coltivazione e storicità attestata da fonti documentali. Da questa terra e dopo queste ricerche nel 1991 c’è la prima vendemmia e nasce vino Convento della Santissima Annunciata. Oggi, in virtù di un patto di amicizia e di una vigna speciale, la Fondazione Vittorio e Mariella Moretti si è assunta la responsabilità di mantenere viva la tradizione che considera questo luogo un punto di riferimento culturale e spirituale, promuovendone ogni singolo valore, compreso quello enologico.

Il Curtefranca Doc Convento della Santissima Annunciata è un vino armonioso in cui si fondono la freschezza tipica delle regioni settentrionali con i profumi intensi del mediterraneo. Le viti sono coltivate a guyot con una fittezza di impianto notevole che garantisce una resa bassa e quindi di altissimo livello. Le uve provenienti dalle due parcelle della vigna di 5,45 ettari subiscono vendemmie e vinificazioni differenti che sono poi assemblate in una sorta di piccola cuvée. Il mosto fermenta in piccole botti di rovere vecchie di tre-quattro anni; qui sosta, successivamente, per 12 mesi e almeno altri due anni in bottiglia. Il colore è un dorato brillante, i profumi sono esaltanti, esibiscono fiori inebrianti, frutti maturi e note tropicali di ananas e mango. La bocca è minerale e acida e al contempo di grande struttura e persistenza.
Negli anni alla cuvée bianca si è affiancato un vino rosso, prodotto da una vigna più piccola, esposta a Sud, detta Vigna Brera in omaggio al grande giornalista di cui Vittorio Moretti vantava l’amicizia. Anche il nome del vino, Zuanne, è un chiaro tributo al re dei cronisti sportivi, un Merlot ispirato alle predilezioni di Brera, che gradiva i vini strutturati e profondi e di gran frutto. Le uve vengono raccolte solamente a piena maturazione, fermentando tradizionalmente in rosso e protraendo l’evoluzione in piccole botti per oltre 16 mesi. Dopo l’imbottigliamento, lo Zuanne rimane in cantina per circa 12 mesi.
Il Merlot del Sebino Doc Zuanne della Santissima Annunciata ha un colore rubino brillante, un naso di confettura di more, marasca, caffè, cacao e note speziate dolci, e in bocca si mostra complesso, elegante, armonioso, anch’esso di grande lunghezza.