Processo ai funzionari britannici, la Ue protesta

Bruxelles I Paesi dell’Unione europea convocheranno gli ambasciatori iraniani per protestare contro il fermo di alcuni dipendenti dell’ambasciata britannica a Teheran. Sono ancora da definire i tempi di questa iniziativa. Fonti europee hanno riferito che spetta ai singoli Paesi Ue decidere quando convocare gli ambasciatori, ma che questo dovrebbe avvenire in tempi brevi. Nel caso che i rimanenti due dipendenti dell’ambasciata britannica non vengano rilasciati, i rappresentanti dell’Ue si riuniranno nuovamente la prossima settimana.
È questa la decisione a livello europeo rispetto a una crisi con l’Iran che riguarda più direttamente la Gran Bretagna. È la volontà del regime iraniano di mandare sotto processo i dipendenti locali dell’ambasciata britannica arrestati durante le manifestazioni post-elettorali a riaccendere la tensione fra Teheran e i Paesi europei. La scorsa settimana nove dipendenti iraniani della sede diplomatica britannica a Teheran erano stati arrestati, con l’accusa di avere avuto un «ruolo» nel fomentare i disordini. Sette sono stati in seguito rilasciati, mentre altri due, secondo quanto riferito dal governo di Londra, sono ancora in stato di arresto. Il premier britannico Gordon Brown si è detto «preoccupato» per le notizie proveniente da Teheran. Il ministro degli Esteri David Miliband ha fatto sapere a tale proposito che Londra chiede «chiarificazioni urgenti alle autorità iraniane», e che sulla vicenda intende «parlare con il ministro degli Esteri Mottaki».
I Paesi Ue stanno valutando possibili reazioni nei confronti di Teheran in riunioni svoltesi tra Stoccolma e Bruxelles. Secondo Irena Busic, portavoce del ministro degli Esteri svedese e presidente di turno dell’Ue Carl Bildt, non è «accettabile» incriminare i dipendenti dell’ambasciata britannica rilasciati o ancora in stato di fermo. Oltre al richiamo per consultazioni degli ambasciatori Ue in Iran, fra le opzioni allo studio ci sarebbe anche quella di imporre una limitazione alla concessione dei visti di ingresso a funzionari iraniani o a membri del governo. Intanto, in una conferenza stampa al termine del loro colloquio a Stoccolma, il premier svedese e presidente di turno dell’Ue Frederik Reinfeldt e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno espresso la loro solidarietà alla Gran Bretagna. Reinfeldt ha spiegato che dall’Iran arriva «un grido di liberta» ma che al tempo stesso l’Ue deve evitare di alimentare una maggiore conflittualità fra l’Iran e il resto del mondo.
Ma da Teheran non arriva alcun segno incoraggiante.

Al contrario: il capo del Consiglio dei Guardiani della Costituzione, Ahmad Jannati, ha annunciato che il regime islamico mantiene una posizione dura sugli addetti dell’ambasciata britannica e ha accennato a una presunta loro «confessione».

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