Processo al cane, condannato il padrone

Le accuse: disturbo, inquinamento e vagabondaggio

Una serata speciale per la sala degli affreschi di Palazzo Isimbardi che si è trasformata in un'aula di tribunale in occasione di un processo di prim'ordine. Tutte le poltrone occupate da un pubblico affatto indifferente alle sorti dell'accusato. Un incriminato d'eccezione, infatti, è stato fatto accomodare al banco degli imputati: un piccolo cagnolino che non ha voluto rilasciare dichiarazioni che chiarissero la razza di appartenenza per poter rappresentare i 900mila cani lombardi.


Sei i capi d'accusa: truffa ai danni di padroni che non colgono la comunanza di natura dell'animale domestico con il feroce lupo, disturbo delle occupazioni delle persone, danneggiamento e inquinamento del suolo pubblico attraverso male odoranti escrementi, vagabondaggio per le strade della provincia, lesioni, circonvenzione d'incapace secondo le parole del pm Francesco Pesce «l'imputato è accusato di far di tutto per convincere gli ingenui proprietari a credere indispensabili coccole e vizi di ogni tipo attraverso un idoneo look traboccante di tenerezza».
Il processo a Fido va in scena grazie alla benedizione della Provincia di Milano che dal 2005 ha istituito un apposito ufficio per i diritti degli animali (...)

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