Altro che ripetizione: Italia-Serbia costerà alla nazionale di Belgrado lo 0-3 a tavolino e un’altra serie di pesanti sanzioni, se le richieste della procura Uefa saranno accolte dalla Disciplinare di Nyon. Mano pesante con Belgrado, ma sanzioni sono state chieste anche per l’Italia: due partite interne a porte chiuse ma con la sospensione condizionale della pena. Riassumendo, lo svizzero Jean-Samuel Leuba - procuratore sportivo della confederazione europea del calcio - ha esaminato i referti di arbitro e delegato presenti a Genova la sera del 12 ottobre e i filmati della notte di follia degli ultrà serbi. E ha formulato le sue richieste: vittoria a tavolino per gli azzurri di Prandelli e tre partite interne a porte chiuse per la nazionale di Petrovic. Poi, esclusione per due anni dall’Europeo per la Serbia, ma con la condizionale, e due gare interne a porte chiuse anche per l’Italia, e pure in questo caso con la sospensione condizionale. Ovvero, se il 29 ottobre il primo grado della giustizia sportiva europea dovesse accogliere in toto le richieste, queste ultime due sanzioni sarebbero sospese e diventerebbero effettive solo in caso di recidive delle due federazioni. Una spada di Damocle, pesantissima per la Serbia e dura anche per l’Italia. Alla quale l’Uefa, evidentemente, imputa la responsabilità oggettiva, in quanto paese ospitante. Italia e Serbia hanno tempo fino al 27 ottobre per le controdeduzioni all’atto d’accusa steso da Leuba. Poi il 29 si andrà al giudizio di primo grado.
Intanto, attraverso il suo avvocato, Ivan Bogdanov - l’uomo nero che guidò gli ultrà serbi fino alla sospensione del match - contrattacca: «Non sono la marionetta di nessuno, non ho ricevuto soldi dalla mafia né da altri»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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