da Milano
Adesso salta fuori anche il pubblico ministero «vaffa». Il magistrato che, lasciata la toga in ufficio, scende in piazza al seguito di Beppe Grillo, schierandosi a viso aperto dalla parte dell’insulto contro la politica corrotta e ladra. E ancora più sorprendente, a ben pensarci, è che a farlo sia un magistrato serio. Uno che lavora da una vita a inchieste delicate contro affari di malavita e di colletti bianchi. Uno che non è sospettabile di fare parte del circolo degli esagitati. E che pure il pomeriggio dell’8 settembre scorso era lì, a Bari, in piazza dei Ferrarese con il popolo del V-day. Non è che passasse di lì per caso, non era mischiato alla folla. Era lì proprio per quello. Stava sul palco, sedia e microfono. E ha preso la parola.
Il magistrato si chiama Roberto Rossi, ha 46 anni, fa il sostituto procuratore della Repubblica a Bari. Il video che sta ancora su Youtube non ci racconta cosa abbia detto dal palco del V-day. Ma le foto - immagini di cui ora dovrà occuparsi il Consiglio superiore della magistratura, cui sono state recentemente trasmesse - ce lo mostrano sereno, sorridente, mentre fa il segno del «vaffa» insieme ad un giornalista ed a Maria Maugeri, assessore all’Ambiente della giunta di centrosinistra del Comune di Bari. Come se fosse normale che un magistrato che si occupa di delitti contro la pubblica amministrazione, e cioè di indagini sui politici, andasse insieme ad un politico a pretendere la cacciata dei politici pregiudicati. Ovvero, come sintetizza una mail di commento al video di Rossi su Youtube, «mandiamo a funcKulo i politici ladruncoli mafiosetti di merda, la chiesa e la mafia».
Di motivi - per così dire -, di opportunità per stare alla larga da piazza dei Ferraresi il dottor Rossi ne avrebbe potuto trovare più d’uno: tra cui l’inchiesta ancora aperta su Raffaele Fitto, l’ex governatore della Puglia di cui la Procura barese aveva chiesto l’arresto nell’indagine ancora aperta sui finanziamenti alla sua lista elettorale. Invece Rossi - pur essendo in qualche modo parte in causa - è andato in piazza con i «Grilli di Bari», filiale pugliese del network. Ha parlato, stretto mani, fatto il gesto del «vaffa». E lo ha fatto alla luce del sole, davanti ai fotografi e alle telecamere.
Eppure Rossi non è un pm da barricate. Certo, è un attivista della categoria, è stato dirigente locale dell’Associazione magistrati, gli è capitato di esternare con una certa veemenza. Come nel 2002, quando annunciò che all’inaugurazione dell’anno giudiziario avrebbe indossato la toga nera «perché è in pericolo la democrazia, chi è contro il processo come istituzione è contro la democrazia». O quando, due mesi dopo, se la prese con il «clima culturale» che ostacolava le indagini sulla corruzione. Ma poco di più. Peraltro fa parte dei Movimenti riuniti, la corrente moderatamente progressista dell’Anm. E allora che ci faceva uno come lui sul palco dove sventolava il proclama di Grillo «dal 1943 non è cambiato niente», tra i manifesti «ma andatevene a casa» e la colonna sonora che martellava «non puoi guidare l’Italia, te ne devi andare»?
A questa domanda ieri sera il dottor Rossi rispondeva con assoluta gentilezza che «di queste cose non posso parlare, soprattutto per telefono e men che meno con un giornalista che non so neanche chi sia». Aveva rifiutato di difendersi, d’altronde, anche in occasione nel suo unico precedente mediatico, quando era arrivato il Gabibbo di Striscia la notizia a prenderlo in giro per un eccesso di informalità del suo abbigliamento. «Non mi interessano i Tapiri», aveva sorriso.
Si tratta di inchieste delicate e importanti. E allora la domanda diventa ancora più inquietante: che diavolo gli è saltato in mente, a uno così, di andare a parlare al Vaffanculo day?
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