Prodi cerca lo scontro e dà dell’ubriaco al premier

Adalberto Signore

da Roma

«Avete capito bene... aboliremo l’Ici!». Come nella sceneggiatura del più riuscito dei film di Nanni Moretti, per affondare il colpo Silvio Berlusconi aspetta l’ultimo minuto di recupero della tanto attesa partita di «ritorno» con Romano Prodi. E lo fa da vero «Caimano» e sfruttando al meglio le tanto odiate regole che imbavagliano i faccia a faccia di questa campagna elettorale. Così, solo alla fine si capisce davvero perché in un’ora e mezzo di dibattito il Cavaliere scelga la linea morbida su tasse, Bot e Cct decidendo di accelerare solo sulla tassa di successione che tanto fa brigare l’Unione in queste settimane. Perché saranno questi i cavalli di battaglia del suo appello finale, quello che chiude il confronto e per il quale Prodi non ha diritto di replica.
«Il Caimano sono io». D’altra parte, nel comizio della scorsa settimana a Napoli, Berlusconi l’aveva detto chiaro: «Signori, il Caimano sono io!». Così, sono gli ultimi due minuti e mezzo quelli che cancellano ogni disquisizione sul prima e sul dopo, su chi fosse più tonico e chi più nervoso, su chi abbia vinto e chi perso. Perché il Berlusconi che allunga il braccio sinistro sulla scrivania e assesta il suo sorriso migliore alla telecamera fa tornare alla mente quello che nel 1994 propose il sogno del miracolo italiano. E non solo nei gesti, ma pure nelle parole che sanciscono «le tre ragioni per votare Forza Italia e la Casa delle libertà»: «Avevamo detto “la forza di un sogno”. Lo stiamo facendo. Non si deve scegliere di tornare indietro, ma di andare avanti». Il tutto dopo concentrato i suoi ultimi due minuti e mezzo sulle questioni economiche, dando corpo a quello che è lo spauracchio che più preoccupa l’Unione. «La sinistra - affonda da vero «Caimano» - vuole reintrodurre le imposte sulle donazioni e le successioni, il centrodestra no. La sinistra vuole aumentare la tassazione di Bot, Cct e dividendi azionari, noi vogliamo mantenere tali imposte al 12,5 per cento. Anzi, vogliamo ridurre il prelievo fiscale sui conti correnti bancari al 12,5 per cento. L’Unione vuole aumentare i valori degli estimi catastali per aumentare le imposte sulla casa, per noi la casa è sacra e intendiamo abolire l’Ici. Avete capito bene, vogliamo abolire l’Ici sulla prima casa».
«Fair play» addio. E pensare che il duello a tutto campo (s’è andato dalla pena di morte all’Irak), si era aperto con un appello al fair play reciproco destinato a cadere nel vuoto di lì a qualche minuto. Con uno scambio di «citazioni» (così le definiscono i due contendenti) ai limiti dell’insulto. Dà fuoco alle polveri Prodi, che paragona il premier a «un ubriaco che si attacca ai lampioni». E replica a stretto giro Berlusconi che definisce il leader dell’Unione un «utile idiota». Un vero e proprio scontro all’arma bianca, prima con la voce fuori campo del Cavaliere che va sopra quella di Prodi («ubriaco se lo può tenere per lei, questo non lo accetto!») e poi con una più articolata replica del premier che «ricambia» la cortesia e pure «l’ubriaco». E contrattacca: ma Prodi «non si vergogna di svolgere il ruolo dell’utile idiota», colui cioè che «mettevano per far finta che il governo non fosse nelle mani dei comunisti». E ancora: il leader dell’Unione è «già stato rottamato» e ora lo «riciclano» per «quella faccia da curato bonario» che nasconde chi ci sta dietro. Un affondo che il Professore incassa con qualche difficoltà («ho solo citato Shaw...») se gli ci vogliono esattamente 27 secondi per riprendere il filo del discorso («non c’è problema io ho un carattere da curato, il mio sistema nervoso è molto semplice»).
«Che balle!!!». Già prima dello scontro tra «ubriachi» e «idioti», però, una qualche tensione la si era percepita. Con il premier che lasciava intendere quello che sarebbe successo di lì a qualche minuto. «Faccio fatica a trattenermi...», premette in una delle tante risposte. Poi la stoccata, che arriva dalla voce fuori campo del premier mentre Prodi ribatte sul deficit della sinistra («non esisteva!»). «Che balle!!!», esclama candido facendosi quasi una violenza per non andare oltre. Il Professore rilancia con il bonus bebè: «200 euro al mese da zero a tre anni. Ma vorremo che si arrivasse fino a 18».
Il «marinaretto». Un altro passaggio da «Caimano» Berlusconi se lo concede a pochi minuti dalla chiusa, quando dipinge il «suo» affresco di un eventuale governo Prodi. «Con Luxuria - dice - che darà gratis gli spinelli, la Bonino con un cartello che chiede di voler eliminare il concordato, Pannella con su scritto “Vaticano talebano”, Caruso che tira bulloni, Diliberto che sventola la bandiera di Castro e D’Alema vestito da marinaretto».
«Sei a zero». Finisce così, con Berlusconi che appena rientrato a Palazzo Grazioli si ferma a parlare con i giornalisti. E non mostra tentennamenti: «Mi piace il tennis e la partita è finita 6-0 6-0». E ancora: «Prodi dice che “anche questa sera si brinda”? Non gli resta che fare questo...». Poi ironizza sulla vicenda della seduta spiritica: «Se Prodi andasse al governo sostituiremo il tavolo della presidenza del Consiglio con un tavolo a tre gambe e un piattino. Invece del Consiglio dei ministri si chiamerà “Consiglio dei medium”».

Poi riserva una stoccata a Fini («non ho fatto come lui, non ho parlato solo per me ma per tutta la Cdl») e torna sull’Ici: una proposta fatta d’accordo con gli alleati («nei giorni scorsi ne aveva parlato anche Fini»), è solo Prodi che «fa previsioni da tragedia». E, c’è da giurarci, di questo si discuterà di qui alle elezioni.

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