Politica

Prodi ci ha preso gusto: «Caschi blu a Gaza»

Gerusalemme: imponete invece ad Hamas di rinunciare al terrorismo

Gianni Pennacchi

da Roma

Entusiasmo ed euforia son contagiosi, e Massimo D’Alema ha già contagiato Romano Prodi nella voglia di caschi blu anche nella striscia di Gaza, per chiudere l’intero contenzioso arabo-israeliano. O non è la missione Unifil in Libano, «il primo passo per la pace in quella regione», come va ripetendo il nostro ministro degli Esteri? Così il premier, che ieri s’è sentito nuovamente al telefono col segretario generale dell’Onu, già preme in quella direzione. Nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi sul colloquio di Prodi con Kofi Annan, si informa infatti che «entrambi hanno convenuto» di dare rapida attuazione agli impegni presi in Libano, ma «senza dimenticare gli altri nodi politici nella regione mediorientale, a partire dal problema palestinese che resta centrale per pervenire a una pacificazione complessiva dell’area».
Non è ancora partito un lagunare per il sud del Libano, la missione è insidiata da mille incertezze, ma i nostri vedono già la pace in Medio Oriente e s’adoperano affinché le forze internazionali si schierino pure tra israeliani e palestinesi a Gaza. Inutile chiosare che Israele non ne vuol sentire parlare, s’oppone come sempre alla triangolazione del suo rapporto con l’Autorità nazionale palestinese. Così, anche ieri il ministero degli Esteri israeliano, nonostante i buoni rapporti che corrono tra la ministra Tzipi Livni e il collega D’Alema, ha dovuto precisare che «su questo punto non c’è per ora identità di vedute fra Israele ed Italia». Il governo israeliano si rallegra per la decisione europea di inviare settemila militari in Libano, e s’augura che ciò possa garantire «un futuro migliore a quel paese e alla regione», ma non ritiene che «quel tipo di intervento possa essere applicato anche a Gaza». Intanto, spiega il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Mark Regev, perché l’Unifil deve mostrare «successi tangibili» in Libano; e poi perché quello con l’Anp «è un problema politico e chiede una soluzione politica». Dunque, se l’Italia, l’Ue e l’Onu vogliono impegnarsi per la pace tra israeliani e palestinesi, «esercitino pressioni su Hamas affinché rinunci al terrorismo e riconosca gli impegni presi dall’Anp sulla Road map».
Però D’Alema aveva ribadito il suo progetto l’altro ieri a Bruxelles, pur precisando che «non è ovviamente una questione di oggi». Ma c’è la «novità che per la prima volta Israele accetta che una forza internazionale sia dispiegata lungo i propri confini, anche per la sicurezza dello stesso Israele», dunque «se le cose funzioneranno in Libano, forse tra qualche mese potremo ragionare sulla possibilità che una forza internazionale venga dispiegata anche a Gaza, aprendo anche lì una fase nuova». Intanto, sottolineava il titolare della Farnesina, quel che già emerge «all’ordine del giorno è la questione israelo-palestinese e la ricerca di una soluzione che possa consentire di rilanciare il processo di pace».
Invece di «qualche mese», Prodi non sembra avere aspettato nemmeno due giorni, per pungolare Annan sulla «centralità» della questione palestinese. E se i due si sono scambiati «calorosi ringraziamenti», hanno ribadito la reciproca «soddisfazione per l’armoniosa e calorosa» risposta dell’Ue e vai con l’«apprezzamento», Israele avverte che in base alla risoluzione 1701, le truppe Unifil «dovranno presidiare tutti i transiti di frontiera, terrestri, marini ed aerei» per impedire il rifornimento di armi agli hezbollah.
Tornando coi piedi in terra, domani pomeriggio il Consiglio dei ministri varerà il decreto necessario per la spedizione delle nostre truppe in Libano. Il ministro per i Rapporti col Parlamento Vannino Chiti anticipa che per la conversione in legge si inizierà da Montecitorio, alla riapertura del Parlamento, e intanto «concordare subito» un informazione del governo sulla missione in Libano alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato congiunte.

Come l’altra volta, il 18 agosto, Chiti auspica che «un’intesa ampia possa aversi anche nell’approvazione del decreto».

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