Politica

Prodi confessa la battaglia persa sulle radici cristiane dell’Europa

«Mi sono adoperato a lungo ma mi hanno risposto: “Quei principi mettiteli in tasca, c’è una storia che ci divide”»

da Roma

«Io avevo proposto degli emendamenti, ma mi sono sentito dire: mettiteli in tasca, non li possiamo discutere perché c’è una storia divisa». Insomma, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, avrebbe voluto inserire nella Costituzione europea il richiamo alle comuni radici giudaico-cristiane. Ma la ragione politica ha prevalso. Si tratta di un «ricordo personale», che il premier ha confidato per la prima volta, in coincidenza con il richiamo del Papa, scegliendo una platea sensibile, il congresso delle Comunità episcopali europee. Ma anche la storia di un fallimento che, ha precisato, non può diventare la base per un altra battaglia sull’identità del Continente. «Credo - ha premesso - che non essere riusciti a inserire le radici cristiane nella Costituzione, e io silenziosamente e lungamente mi sono adoperato per questo, non vuol dire il misconoscimento di quelle radici». Poi ha sottolineato che «ora bisogna capire insieme quelli che sono i limiti del passato e le ragioni di una rottura che appartiene al passato e che ha spaccato i Paesi europei. Ci sono momenti in cui bisogna chiudere con il passato e andare avanti, guardando al futuro, sapendo che questo patrimonio comune diventa il nostro modo di vivere quotidiano».
Su una linea molto simile il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che scinde la questione delle radici cristiane dal richiamo nella Costituzione. «Ha ragione il Papa - ha commentato - nel senso che i valori cristiani fanno parte della nostra cultura e della tradizione. Esiste in Europa un problema di fattori di disgregazione del tessuto sociale, di fattori costitutivi di identità sbagliate e non di identità positive». Concretamente, la proposta di Amato è di tagliare il preambolo. «Cade così il problema della loro menzione».
E se per il segretario ds, Piero Fassino, il cristianesimo è «una radice fondamentale» dell’Unione il tutto non si può ridurre a un «problema letterario». Ma i laici della coalizione di centrosinistra non approvano tanta generosità. «I padri fondatori della Comunità europea - ha osservato il ministro per il Commercio internazionale Emma Bonino - erano tutti, o quasi, democristiani di ferro». Come De Gasperi, Schumann, Adenauer. Ma per loro «fu naturale semmai riferirsi ai frutti di libertà, democrazia, solidarietà, laicità che da quelle radici si sono sviluppati e che sono alla base del progetto di integrazione europea.

Cosa erano, apostati?».

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